Proseguono gli sforzi diplomatici per cercare di garantire corridoi umanitari e addivenire ad un accordo, alla pace. Intanto però in Ucraina non cessano i bombardamenti e si continua a morire. Il generale Marco Bertolini che ha comandato in passato il 9° Reggimento “Col Moschin”, il Comando interforze per le operazioni speciali nonché il Comando operativo di vertice interforze, analizza la situazione attuale valutando la tipologia di intervento messa in campo da Putin, i dubbi sui rischi di un impiego di armi nucleari, le possibili strade da percorrere per un accordo e gli sforzi diplomatici messi in campo.
Putin, le defezioni e il no dei generali. «Minsk ha tradito lo Zar»
Generale come valuta la strategia militare della Russia? Sta proseguendo troppo a rilento per le potenzialità che possiede? La resistenza ucraina sta avendo un peso nelle operazioni?
«In realtà è una guerra molto veloce. Segue una sua pianificazione. Si tratta di un conflitto che definirei metodico. Putin ha quasi consolidato il collegamento con Crimea e Donbass. Ha preso il controllo di 2 punti strategici come le centrali nucleari di Chernobyl e Zaporizhzhia, ha quasi circondato Kiev lasciando aperta una strada per uscire. Sta puntando anche ad Odessa. Lui sta procedendo evitando di impegnarsi troppo nelle città per evitare eccessive perdite. Il Paese, ad est del Dnepr, lo controlla. L’Ucraina è un Paese immenso, grande come la Francia ed una parte di Germania. Basti pensare che per togliere a Belgrado il Kosovo, che è un territorio molto piccolo, impiegammo 70 giorni di bombardamenti. Anche in Iraq la guerra è durata molto più a lungo. Inoltre l’esercito ucraino, composto da circa 200.000 militari, è ben organizzato e possiede mezzi e dottrina di matrice sovietica. L’Ucraina faceva parte dell’Unione Sovietica e i suoi ufficiali posseggono una preparazione analoga a quella dei colleghi russi. Non dobbiamo farci fuorviare dalle immagini del soldato russo catturato che avrebbe avuto scorte per soli tre giorni. Tre giorni di autonomia è tantissimo per un militare. Per la prosecuzione di una missione intervengono i rifornimenti da parte dei reggimenti. Tra l’altro la Russia non ha compiuto grosse penetrazioni. Si mantiene sul bordo e, da lì, rosicchia terreno verso l’interno per cui ha mantenuto le linee di comunicazione. Su Kiev punta dalla Bielorussia e anche in quel caso non ha problemi di comunicazione e collegamento. Diverso sarebbe stato il caso se la Russia avesse puntato al centro del Paese con una grossa operazione aeroportata o con una imponente guerra di penetrazione motorizzata. Putin ha subito il passaggio dei Paesi baltici alla Nato come una sconfitta. Sa benissimo però che intervenire in quei Paesi scatenerebbe una reazione della Nato anche perché ci sono unità dell’Alleanza Atlantica dislocate nella zona. Lui si è opposto al passaggio dell’Ucraina alla Nato perché il Mar Nero, che ricadeva per ¾ sotto l’area del Patto di Varsavia e per la restante parte in zona turca, ora sta diventando un lago della Nato. E Putin questo non lo può accettare».
Ucraina, a Mariupol bombe sui civili in fuga. Mosca punta Odessa
C’è il rischio di una guerra nucleare?
«Qualora succedesse un attacco del genere l’escalation sarebbe incontrollabile.
Come potremmo sostenere uno sforzo bellico contro una potenza nucleare come la Russia? In questi Paesi diversi Paesi stanno cercando di mediare per raggiungere una tregua e magari un accordo. Chi può riuscire nell’intento?
« Israele può fare molto perché è un Paese che viene ascoltato da tutti e perché ospita una considerevole comunità proveniente da Russia ed Ucraina. Inoltre ha interessi importanti condivisi con Mosca. Israele e Russia si sono incontrati spesso e c’è un clima di collaborazione sostanziale. Anche la Cina è un interlocutore fondamentale. In questo momento è più uno spettatore attento che cerca di vedere quali interessi potrà ricavare nel dopoguerra. Sta dando un colpo al cerchio ed uno alla botte ma è comunque uno dei pochi Paesi che continuano ad avere rapporti con la Russia. Ritengo che un ruolo importante possano averlo anche Francia e Turchia che appartengono alla Nato. Non dimentichiamo che Macron continua a parlare con Putin. La Francia ha inviato anche militari ma ha dato disposizione alla sue industrie di non lasciare la Russia. La Turchia guarda a quello che sta succedendo con grande interesse e non si è unita al cicaleccio occidentale ma si è mostrata prudente e misurata».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 22 Febbraio 2023, 10:32
© RIPRODUZIONE RISERVATA