Luigi Contu e la "scoperta" della biblioteca di famiglia: «Storia di affetti, della Sardegna e dell'Italia»

Luigi Contu e la "scoperta della biblioteca di famiglia: «Storia di affetti, della Sardegna e dell'Italia»

di Paola Pastorini

Tutto comincia con il commiato dal padre che, poco prima di morire, consegna al figlio pochi appunti su qualche foglio. Da qui si dipana la storia della biblioteca di famiglia che diventa storia degli affetti, della letteratura, della Sardegna e dell’Italia intera. Luigi Contu, giornalista, direttore dell’Ansa, narra in I libri si sentono soli (La Nave di Teseo) l’eredità della biblioteca ricevuta dal padre Ignazio, giornalista parlamentare, costruita su quella di nonno Rafaele, sardo di Tortolì. Rafaele era appassionato di scienza e poesia, ufficiale di guerra, amico di Ungaretti e Marinetti, traduttore di Paul Valery. Riordinando, spostando, catalogando quei volumi Contu scopre rarità e cimeli, poesie inedite (di Ungaretti) e rarissime prime edizioni (L'Ulisse di James Joyce). Oggi i libri sono in parte a casa Contu, in parte donati a istituzioni e università e, fino al 7 agosto, a Fano dove è allestita una mostra.

Quanti sono i volumi che compongono la biblioteca?

«Seimila. D’altra parte solo i dizionari di mio nonno e di  mio padre erano quattrocento».

Un tesoro. Come è nata la scoperta?

«Ero a conoscenza dellla biblioteca a casa di mio padre, ma non sapevo ci fossero documenti oltre ai libri tanto rari. Alla morte di mio padre ci sono “entrato dentro fisicamente”, come mai avevo fatto prima».

Qual è il cimelio più prezioso?

«L'inedito di Ungaretti, anche per come lo ho scoperto...

un piccolo giallo letterario che mi ha molto divertito e colpito».

I cinque libri più preziosi della sua collezione...?

«Che poi sono 22. Nel senso che mio padre un’estate mi diede una lettera in cui mi suggeriva i cinque libri da leggere. Libri che ho sempre portato con me, ovunque abbia abitato. E che poi sono diventati 22 perché ne ho agiunti altri di mio gusto personale. Ci sono per esempio Martin Eden di Jack London, Il nome della Rosa di Umberto Eco, Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar, il Cyrano di Bergerac...».

E' il suo primo libro? Si profila un futuro da romanziere?

«Mai avrei pensato di pubblicare, ho sempre solo letto molto. Quando ho inziato a scriverlo pensavo a una storia italiana e invece poi è diventato un libro sulla famiglia e sugli affetti, come un romanzo. Non so se ce ne saranno altri; certo  mi piacerebbe proseguire con il progetto della mostra, magari anche nel paese orginario di mio nonno, Tortolì».

C’è un intellettuale o scrittore che l’ha colpita nella sua carriera?

«Di certo Umberto Eco, pur non avendolo conosciuto di persona. È al di sopra di tutto, è un punto di riferimento culturale».

I suoi figli proseguiranno il suo lavoro nella biblioteca?

«Loro sono grandi lettori, mi piace che mi abbiano aiutato materialmente. È stato un modo di coinvolgerli. E un seme per il futuro».


Ultimo aggiornamento: Martedì 28 Giugno 2022, 06:25
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