Tutti la chiamavano zia Bianca. Oppure sora Bianca. Con i suoi 71 anni suonati e l'aria rassicurante, Bianca Zarfati riusciva a non dare nell'occhio nonostante fosse una narcotrafficante molto astuta a capo di una organizzazione criminale dove c'erano altre vecchiette arzille.
La settantenne trattava con importanti broker della droga in sud America, dove riusciva ad ottenere prezzi vantaggiosi per i carichi di stupefacente che acquistava.
Temuta dai pusher e dagli acquirenti gestiva da anni il mercato della droga sul litorale romano e nella Capitale. Nell'ordinanza di custodia cautelare che, ieri mattina i finanzieri del Gico le hanno notificato insieme ad altre 18 persone, emerge tutto lo spessore delinquenziale dell'anziana e dei suoi complici, tra cui altre tre donne.
Il quartier generale del gruppo, era Fiumicino da dove, insieme a Fernanda e Cesira Succi, Valentina Mercadante, Marco Corina, Marcello Gauzzi, Jesus Walter Moreno Nunez, Gabino Lopez Huaman, Lorenzo e Roberto D'Agostini, Andrea Sgambati, Alessandro Cacciaglia, Amedeo Galluzzi, Carlo Imperiali e Carlo Sganga, gestivano gli affari alla vecchia maniera dove contava la parola data.
In una conversazione registrata dai detective del Gico ne spicca una in particolare che svela la loro capacità di tentare di sviare anche l'investigatore più esperto: «Le telefonate mie e sue sono tutte di mangiate mai mai mai parlato di niente».
Dalle indagini della direzione distrettuale antimafia capitolina e della guardia di finanza del nucleo di polizia economico finanziaria è venuto fuori che sette degli inquisiti percepivano il reddito di cittadinanza e quello d'emergenza dall'Inps.
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Ultimo aggiornamento: Venerdì 20 Novembre 2020, 09:07
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