Roby Facchinetti: «La musica chiede solo di essere ascoltata. Tornare live è fondamentale»

Roby Facchinetti: «La musica chiede solo di essere ascoltata. Tornare live è fondamentale»

di Rita Vecchio

«Aspettavo di tornare sul palco con lo stato d’animo di uno che stava attendendo il Messia. E tornare in questo preciso momento storico, dopo la pandemia e con una guerra che si sta consumando tra Russia e Ucraina, significa farsi prendere totalmente dalla musica, intesa come emozione, come mezzo per staccare la spina dalle nostre preoccupazioni».

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Roby Facchinetti è pronto per la seconda data del Symphony Tour. Partito dal Donizetti di Bergamo, sarà a Milano domani sera, nello storico Teatro Lirico da poco riaperto (il 9 aprile a Roma, al Teatro Della Conciliazione). Con lui, la Ritmico Sinfonica Young Orchestra composta da 40 musicisti dai 18 ai 25 anni diretta dal maestro Diego Basso, le voci del Coro Pop Art Voice Academy e la soprano Claudia Sasso. «È stato emotivamente forte partire da Bergamo. Cantare live proprio in questa città Rinascerò, Rinascerai, scritta in periodo Covid insieme all’amico Stefano D’Orazio significa cercare di andare avanti, senza dimenticare quello che è accaduto. Il pubblico si è alzato in piedi, è un brano che ha un’anima e ti entra nel cuore».

Una ripartenza non facile, visti i tempi.

«Non salgo sul palco con sensi di colpa. La musica è la migliore medicina.

Soprattutto in questi momenti. Non solo per me, ma anche per chi ascolta. Il bisogno di tornare ai concerti live è fondamentale. Abbiamo visto l’importanza della musica durante il lockdown, guai se non ci fosse stata. La musica chiede solo di essere ascoltata. Il resto è emozione».

Protagonista sarà “Symphony”, il suo ultimo disco, il sesto da solista che lei ha interamente prodotto e realizzato. In scaletta tutti i brani?

«Sì. Sarà riprodotto interamente nella sua versione teatrale. L’assetto orchestrale sarà ovviamente ridotto, ma i brani saranno tutti quelli del disco, tra repertorio classico dei Pooh e i miei, compresi gli inediti. In ricordo di Stefano d’Orazio, Grande madre. Era una promessa che gli avevo fatto, inserire questa grande preghiera a Maria, madre di tutte le madri. Una preghiera oggi più attuale che mai».

Domani a Milano suonerà al Teatro Lirico, da poco restaurato. Che ricordi ha di questo teatro?

«Indimenticabili. Esibirmi qui mi riporta ai 25 anni dei Pooh e alla settimana di tutto esaurito. Dopo il Teatro alla Scala, è il teatro più importante».

Era il teatro in cui Giorgio Gaber ha fatto storia. Lei lo aveva conosciuto?

«Tra gli anni ’60/’70 facevamo parte della stessa scuderia discografica. Io capitai in sala di incisione mentre stava registrando Torpedo Blu (comincia a canticchiarla, ndr). L’ho incontrato diverse volte. Peccato sia scomparso troppo presto. Artisticamente oteva dare ancora tanto al teatro». 


Ultimo aggiornamento: Martedì 29 Marzo 2022, 10:15
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