Il questore Bracco: «Combatteremo lo spaccio e daremo attenzione alle vittime dei reati»

Il questore Bracco: «Combatteremo lo spaccio e daremo attenzione alle vittime dei reati»

di Giammarco Oberto
«Sono consapevole che mi toccheranno responsabilità di non poco conto, ma io ce la metterò tutta come ho sempre fatto e continuerò a fare questo lavoro con passione e grande dedizione».
Il neo questore Sergio Bracco, 59 anni, è arrivato a Milano solo lunedì sera ma negli uffici di via Fatebenefratelli si muove come se fosse di casa. Arriva da Genova, dove ha coordinato l’emergenza del ponte Morandi e prende il posto di Marcello Cardona, nominato prefetto di Lodi. Origini napoletane, sposato, un figlio, laurea in Giurisprudenza e una vita in polizia: indossa la divisa dal 1983. Alla guida della questura che «è il fiore all’occhiello della polizia di Stato in quanto a efficienza e professionalità» porta la sua missione: «Dobbiamo gestire la piazza con massimo equilibrio e attenzione, contrastare con tenacia la criminalità organizzata e la criminalità diffusa. Ma dobbiamo anche garantire e tutelare i diritti dei cittadini. Dare una mano non soltanto arrestando ladri e rapinatori, ma anche ascoltando e aiutando i cittadini in difficoltà. Che sono tantissimi e spesso non sanno a chi rivolgersi. Dobbiamo essere utili alla città e a chi ci abita».
Sulle criticità di Milano non ha dubbi. Al primo posto mette l’emergenza droga, che costa sempre meno e conquista una platea sempre più giovane. «C’è un problema di spaccio di grosse dimensioni, ci sono piazze di spaccio come il bosco di Rogoredo in cui bisogna intervenire. Ma le forze dell’ordine non possono farlo da sole. A noi tocca arrestare gli spacciatori, con la consapevolezza che per uno che ne togli ne arriva subito un altro. Credo poco in quei blitz che durano il tempo di un’ora. I risultati si ottengono quando c’è una presenza costante. Accanto alle divise ci devono essere operatori sociosanitari per il recupero dei consumatori. E questo a Rogoredo sta avvenendo».
Bracco s’insedia in una città che vede i reati in calo - un trend che si conferma dal 2014 - eppure c’è un divario tra la realtà dei dati e la percezione della sicurezza. «È un problema comune di tutte le grandi città. È un fenomeno complesso, a cui contribuiscono il degrado, la povertà, l’immigrazione, la paura del diverso.
Tutti aspetti su cui possiamo fare poco. Quello che possiamo fare è garantire una maggiore visibilità del personale in divisa, che è rassicurante per il cittadino. E possiamo prestare maggiore attenzione alle vittime. Ci preoccupiamo molto di chi commette i reati, e un po’ meno di quelli che li subiscono. Forse una maggiore attenzione su chi subisce reati potrebbe aiutare a diminuire la distanza tra sicurezza reale e sicurezza percepita». Di Bracco dicono che preferisca stare più sulla strada che negli uffici. Lui ride: «Più che sulla strada, dicono che ho fatto molta strada. Sono stato un funzionario per molti anni, ora il ruolo è cambiato e il questore fa il questore. Ma mi è rimasta l’abitudine di toccare con mano i problemi che vengono segnalati. Se i cittadini mi segnalano un problema, voglio andarlo a vedere per poterlo capire e trovare una soluzione. Restando con i piedi per terra. Non è mia abitudine promettere cose che poi non si possono mantenere». 

Ultimo aggiornamento: Mercoledì 27 Marzo 2019, 06:00
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