Caso Gucci, Patrizia Reggiani raggirata da finti amici che le sfilano il patrimonio: 8 indagati

Caso Gucci, Patrizia Reggiani raggirata da finti amici che le sfilano il patrimonio: 8 indagati

di Greta Posca

La vicenda Gucci e Patrizia Reggiani ancora sotto i riflettori. Ma questa volta l’ex moglie e mandante dell’omicidio di Maurizio Gucci è parte offesa, vittima di amici e professionisti che le avrebbero drenato il patrimonio avuto in eredità, isolandola anche dalle figlie e dagli amici. Patrizia Reggiani sarebbe stata raggirata dalla ex compagna di cella e da sette altre persone che le gravitavano intorno. Al centro dell’indagine della Procura di Milano Loredana Canò, 55 anni, con lei a San Vittore, diventata punto di riferimento in grado non solo di far compiere a Reggiani scelte che avrebbero causato l’inesorabile prosciugamento del patrimonio milionario a favore suo e dei suoi complici. La donna si sarebbe insinuata «in maniera inesorabile» nella vita di Lady Gucci e con gli altri indagati deve ora rispondere della gestione delle fortune che Reggiani ereditò dalla madre Silvana Barbieri.

L’INDAGINE A ricostruire il giro di interessi attorno all’eredità della ex consorte di Maurizio, condannata a 26 anni di cui 17 trascorsi a San Vittore per l’assassinio del marito Maurizio Gucci, sono stati il pm Michela Bordieri e l’aggiunto Tiziana Siciliano nell’atto di chiusura dell’inchiesta notificato, tra gli altri, agli avvocati Maurizio Giani e Daniele Pizzi, rispettivamente ex legale di fiducia della signora Barbieri e difensore e poi amministratore di sostegno della figlia.

I due, per l’accusa, assieme a Canò, al consulente finanziario Marco Chiesa e a altre due persone, avrebbero abusato delle fragilità psichiche di Reggiani «affetta da sindrome post frontale» come conseguenza di un tumore al cervello asportato nel ‘92.

I BENI SOTTRATTI Il tentativo di mettere le mani sulla fortuna, tra cui una villa in centro (dove anche Canò era andata a vivere) e oltre 90 appartamenti dietro la Stazione Centrale, sarebbe cominciato quando Giani avrebbe «orchestrato la scissione del cospicuo patrimonio» approfittando delle «ridotte capacità» della mamma di Patrizia, signora Barbieri. Avrebbe caldeggiato e ottenuto l’assunzione come assistente personale di Loredana Canò che, dopo la scarcerazione, era diventata «il punto di riferimento fiduciario» e «ingombrante presenza» per Patrizia. Oltre a ottenere la nomina di Pizzi come amministratore di sostegno della vedova Gucci, Canò le avrebbe azzerato i rapporti sociali e familiari, impedendole addirittura di «mantenere una normale relazione affettiva con le figlie» Allegra e Alessandra, alle quali doveva fare «la guerra» per il vitalizio. Poi per l’accusa le avrebbe rubato gioielli convincendola che la colpa era dei camerieri, le avrebbe bloccato il telefono, controllato mail, facendole firmare polizze a vita indicandosi fra i beneficiari. E persino 15mila euro cash come compenso «in nero» per un’intervista rilasciata da Reggiani.


Ultimo aggiornamento: Martedì 31 Maggio 2022, 07:45
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