Cassiere di banca insulta i clienti, licenziato dopo 28 anni e reintegrato: «Lavora in un ambiente stressogeno»

Il Tribunale di Cremona ha stabilito che il lavoratore deve essere risarcito con 16 mesi di stipendio

Cassiere di banca insulta i clienti, licenziato dopo 28 anni e reintegrato: «Lavora in un ambiente stressogeno»

di Redazione web

Un cassiere di banca licenziato «per giusta causa» per aver maltrattato e insultato i clienti è stato reintegrato sul posto di lavoro e risarcito con 16 mesi di stipendio perché si era trovato a lavorare per anni un un ambiente «stressogeno». I maltrattamenti, avvenuti in due occasioni, erano stati immortalati anche dalle telecamere a circuito chiuso della filiale in cui il bancario ha lavorato per gran parte dei 28 anni in cui ha prestato servizio per l'istituto di credito. 

Medici di base, la grande fuga: boom di abbandoni dei medici di base per stress post Covid, corsa ai prepensionamenti

Chiama il cassiere 'principessa', manager allontanato dal parco divertimenti

Reintegrato dopo il licenziamento

Il Tribunale di Cremona, racconta «Il Corriere sella sera» ha stabilito che il licenziamento del cassiere va annullato e che il lavoratore deve essere risarcito con 16 mesi di stipendio perché si era trovato a lavorare per anni in un ambiente «stressogeno». «Al lavoratore va sicuramente rimproverato  - scrive il giudice - di non aver saputo esercitare il dovuto autocontrollo manifestando all'esterno il proprio malessere in circostanze che richiedevano altro comportamento.

Tale mancanza, però, si ritiene non possa integrare la giusta causa di licenziamento o il giustificato motivo soggettivo». 

Lo stress sul lavoro

Il bancario, al momento del licenziamento, aveva 28 anni di anzianità, per la maggior parte proprio nella stessa banca, e il legale che lo ha assistito, Domenico Tambasco, ha commentato: «Si tratta di un'ordinanza molto importante perché, sul solco tracciato dalla Cassazione in materia di stress lavorativo, per la prima volta riconosce che i comportamenti 'reattivi' oggetto di contestazione disciplinare possono trovare spiegazione nelle condizioni stressogene a cui sono sottoposti i dipendenti. La disfunzione organizzativa può, in determinate situazioni, giustificare quindi la condotta individuale». Nelle relazioni della banca tra il 2014 e il 2020 risulta che il cassiere ha avuto «risultati complessivamente adeguati», ma sempre manifestando il proprio malessere. La banca dunque, sostiene il Tribunale, era consapevole del suo stato d'animo e che questo provocava in qualche caso «una modesta tolleranza allo stress». In più il lavoratore aveva segnalato in una email al suo direttore, durante la pandemia, «di essere costretto a contenere l'umore dei clienti della filiale e a subire qualsiasi tipo di insolenza e vessazione verbale, senza la possibilità di fare alcuna pausa di recupero di energia psicofisica».


Ultimo aggiornamento: Venerdì 13 Ottobre 2023, 10:45
© RIPRODUZIONE RISERVATA