Uno bianca, permesso premio a Savi: scoppia la rabbia social nella chat dei Carabinieri

Uno bianca, permesso premio a Savi: scoppia la rabbia social nella chat dei Carabinieri
Dopo il permesso premio ad Alberto Savi, il più giovane dei tre fratelli della banda della Uno Bianca che tra il 1987 e il 1994 provocò la morte di 24 persone e oltre 100 feriti, monta la rabbia sui social: tra i tanti commenti di disapprovazoine dei familiari delle vittime, è apparso anche un post sulla pagina Facebook Noi Radiomobile, che ricorda i tre carabinieri, «poco più che ventenni, che 29 anni fa caddero vittime della ferocia degli assassini della Uno bianca, mentre svolgevano il loro lavoro a tutela e a difesa delle sicurezza e della legalità».

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Seguono sotto al post numerosi commenti in cui alcuni carabinieri esprimono il loro dissenso per il permesso premio all'ex poliziotto, arrivato proprio alla vigilia dell'anniversario dell'omicidio dei tre carabinieri, che avvenne la sera del 4 gennaio del 1991. «Il loro sacrificio - si legge nel post - non può e non deve essere dimenticato, perché è anche attraverso la memoria che rendiamo loro onore». 



I commenti sono tra la rabbia, l'amarezza e la rassegnazione. «Pure la licenza premio, adesso lo dicessero ai loro familiari. Carcere a vita dovevano avere», si legge in un commento. «Dite alla Cucchi di premiare Savi», scrive un altro internauta. E ancora: «Ho letto che l'assassino della uno bianca è in licenza premio. Mi dispiace infinitamente per il dolore in più che avranno i loro famigliari, leggendo la notizia». «Come si fa ad appartenere alle forze dell'ordine e uccidere così a sangue freddo», si legge in un altro commento. 

 

«Ricordo benissimo il tragico fatto - commenta un carabiniere - a poco arrivò la lettera per la partenza per Fossano per entrare nell'Arma, non vi dico la preoccupare dei miei genitori! Eravamo tutti sconvolti, e questi ora stanno uscendo!!!». «Riposate in Pace, cari colleghi», scrive un altro militare. «Ricordo bene la strage del pilastro - scrive un altro utente - mi è rimasto impresso il volto della mamma di Otello uno dei ragazzi, è stata in alcune trasmissioni televisive. Quanto dolore». 



I FAMILIARI DELLE VITTIME: RIAPRIRE LE INDAGINI «Sono trascorsi 25 anni dall'arresto dei fratelli Savi, ma ancora non conosciamo tutta la verità sulla famigerata banda della Uno Bianca», per questo «noi familiari siamo determinati nel ricercare la verità, anche se lontana e difficile da raggiungere, ed auspichiamo una riapertura delle indagini. Un contributo, in questa direzione, potrebbe arrivare anche dalla preannunciata informatizzazione e pubblicazione degli atti processuali, così come avvenuto per altre vicende giudiziarie». Scrivono così, in una lettera consegnata ai cronisti, i familiari di Otello Stefanini, Mauro Mitilini e Andrea Moneta, i tre carabinieri che il 4 gennaio del 1991 al Pilastro, rione della periferia di Bologna, vennero uccisi dalla banda della Uno Bianca.

Ventinove anni dopo, la città si è fermata per ricordare le vittime, freddate per mano del gruppo guidato dai fratelli Savi, con una messa e la deposizione di corone e fiori al ceppo commemorativo all'ombra dei palazzi del quartiere. I contenuti della lettera, iniziativa dei soli parenti dei tre carabinieri e non dell'Associazione dei familiari delle vittime, sono stati accompagnati dal grido di dolore di Anna Maria Stefanini, madre di Otello, che nel chiedere giustizia per il figlio ha parlato dei permessi ottenuti dagli ex membri della banda, di cui l'ultimo è stato quello concesso per Natale ad Alberto Savi che gli ha permesso di trascorrere qualche giorno fuori dal carcere: «È una cosa indecente che chi ha ucciso 24 persone e ne ha ferite 103 debba uscire con i permessi. Chi sbaglia deve pagare, specie perché anche loro indossavano una divisa». «Penso che non sia giustizia questa: noi per andare a trovare i nostri familiari - ha aggiunto la presidente dell'Associazione dei familiari delle vittime Rosanna Zecchi - andiamo nei cimiteri. Purtroppo questa è la verità e loro dovrebbero vergognarsi di potere usufruire di questi permessi premio e andare a trovare i loro familiari».

Il giorno del ricordo è stato segnato anche dalla notizia della presentazione dell'istanza di grazia che Roberto, uno dei fratelli Savi, ha avanzato al presidente della Repubblica chiedendo di commutare l'ergastolo in una pena temporanea.
Richiesta che, come appreso dall'ANSA, è stata avanzata nel 2017 e che è stata respinta dalla Questura di Bologna, alla fine di quell'anno, e dalla Procura generale nel 2018 evidenziando come mancasse qualsiasi elemento per concedere al detenuto quanto richiesto. Nella ricerca di giustizia il sindaco Virginio Merola, al termine della commemorazione, ha detto che una delle risposte migliori è quella che è capace di dare una comunità. Quella del Pilastro potrà contare anche su un nuovo presidio per la sicurezza: dal 15 gennaio inizieranno le demolizioni di due edifici per realizzare la nuova caserma dei Carabinieri, finanziata da un investimento comunale di 2,4 milioni, che potrebbe essere pronta per la commemorazione del 4 gennaio 2022.

Ultimo aggiornamento: Sabato 4 Gennaio 2020, 19:41
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