Deborah, morta nello schianto in autostrada: «Andava ad un colloquio di lavoro»
All'epoca lei perse il marito cadendo in depressione, mentre lui viveva un difficile percorso di droga e dipendenza. Si conobbero, andarono a vivere insieme, ma a un certo punto si accorsero di non riuscire più a sostenere il peso della loro vita: scelsero così di farla finita con una forte dose di metadone. Lei morì, lui invece riuscì a salvarsi, fu rinviato a giudizio e sta affrotnando il primo grado: nell'udienza di oggi, in Corte d'Assise, a Potenza, i suoi avvocati, Daniele De Angelis e Clemente Delli Colli, hanno presentato una memoria in cui chiedono la sospensione del processo o il giudizio della Corte Costituzionale.
Nella memoria gli avvocati hanno ricordato l'esistenza dello stesso trattamento sanzionatorio nell'articolo 580 del codice penale per istigazione al suicidio o aiuto nel gesto (circostanza, quest'ultima, collegata alla vicenda lucana), che però è stato «apertamente censurato» dalla Corte Costituzionale per la vicenda di dj Fabo: il codice penale, secondo gli avvocati, «lede il diritto di difesa dell'imputato, andando a vulnerare i principi cardine dell'ordinamento penale, quali la tipicità della condotta addebitata e la gradazione della pena, così rendendo più ardue e ai confini con l'impossibile scelte difensive consapevoli».
La Corte Costituzionale, sulla vicenda Cappato, si pronuncerà a settembre, e per questo motivo i legali, in alternativa, hanno chiesto la sospensione del processo: la Corte d'Assise di Potenza dovrebbe pronunciarsi il prossimo 9 aprile.
Ultimo aggiornamento: Martedì 12 Febbraio 2019, 17:07
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