Senegalese ubriaco tenta di uccidere la figlioletta neonata di 6 mesi. «Botte anche alla moglie»

Senegalese ubriaco tenta di uccidere la figlioletta neonata di 6 mesi. «Botte anche alla moglie»
Completamente ubriaco, ha tentato di uccidere la figlioletta neonata di appena due mesi, ma è stato arrestato: protagonista dell'episodio un 40enne senegalese, ritenuto responsabile dalla Procura di Oristano (i poliziotti della Mobile hanno eseguito l'ordinanza di custodia cautelare in carcere) di tentato omicidio aggravato della figlia, lesioni personali e maltrattamenti contro la moglie connazionale, aggravati dal fatto di esser stati perpetrati anche con l'utilizzo di oggetti atti ad offendere e in parte avvenuti in presenza della figlia di appena 6 anni.

Tradimento: «L'uomo infedele si riconosce dalla faccia. La donna è più brava a mascherarlo»

Il senegalese, pluripregiudicato, residente da anni ad Oristano insieme alla moglie sposata in Italia nel 2012, venne già arrestato in flagranza di reato dalle Volanti lo scorso 19 marzo per resistenza a pubblico ufficiale, e da allora, si trova recluso nel carcere di Massama (Or) perché la Procura gli contestò anche i reati di violenza privata e lesioni nei confronti della moglie. Da quel momento partirono le indagini della Squadra Mobile ed emerse un quadro di maltrattamenti perpetrati per anni nei confronti della donna, la quale, senza aver mai denunciato nulla, più volte, si dovette recare al Pronto soccorso perché il marito, in preda ai fumi dell'alcol, di cui faceva abituale abuso, la picchiava, procurandole lesioni.

Il maggior numero di aggressioni, così come riferito dalla donna, erano dovute a motivi legati ai soldi, alle ripetute richieste di denaro che il marito, costantemente ubriaco, nullafacente, che le chiedeva di continuo per andare a giocare alle slot-machines e comprare alcolici. La donna, ogni giorno, instancabilmente, usciva di casa per vendere oggetti e cercare così di portare avanti la famiglia. Di alcune delle aggressioni subite la donna porta, ancora oggi e forse per sempre, sul viso e le braccia i segni delle evidenti cicatrici; l'uomo non si limitava ad insultarla pesantemente e picchiarla con calci schiaffi e pugni ma una volta le ruppe in faccia una bottiglia di vetro, sfregiandole il viso, un'altra utilizzò uno specchio da tavolo per aggredirla.

La povera donna venne picchiata anche lo scorso 30 gennaio, quando era in stato di gravidanza, all'ottavo mese, tanto che dovette recarsi, per l'ennesima volta, al pronto soccorso per farsi curare: i medici che la visitarono, viste le condizioni in cui versava, decisero che sarebbe stato necessario farla partorire subito, tanto che le fu praticato, nelle ore immediatamente successive al ricovero, un taglio cesareo e venne fatta nascere la sua piccola bimba un mese prima del previsto. L'uomo strappò dalle braccia della madre la stessa bimba, qualche settimana dopo, quando aveva appena 45 giorni di vita, dopo che la madre, nel tentativo di scappare chiudendosi nel bagno, venne inseguita, presa a pugni e la povera piccola gettata sul pavimento, come hanno affermato la donna e la sorella, di appena 6 anni, presente e terrorizzata.

La piccola, tra le urla della madre e della sorella che gridavano contro l'uomo convinte che l'aveva uccisa, «venne poi raccolta da terra come un oggetto dal padre e riconsegnata alla madre, la quale, mentre scappava in strada con in braccio la bimba, cercando di rifugiarsi dai vicini di casa, venne ulteriormente inseguita e colpita con pugni al viso e solo l'intervento di alcuni presenti fece cessare la furia dell'uomo.
Madre e figlia - si  legge nell'ordinanza - , dopo l'intervento tempestivo delle Volanti, vennero accompagnate in ospedale dove restarono ricoverate entrambe per cinque giorni».


Dalla perizia disposta dalla Procura «sulla documentazione medica in atti, è emerso che i segni rilevati sul corpo della piccola presso l'Ospedale - continua l'ordinanza - erano compatibili con una caduta da una altezza di circa un metro e mezzo e, tenuto conto della fragilità delle strutture anatomiche dei neonati, poteva risultare fatale e astrattamente idonea a provocare la morte; il colpo subito dalla piccola dunque, pur idoneo a tal fine, solo per fortuita casualità non attinse zone vitali».

Per quanto attiene «alla posizione dell'uomo sul territorio nazionale, essendo lo stesso extracomunitario attualmente privo dei requisiti richiesti per restare nel nostro Paese, è quella di irregolare, essendogli stata rigettata la richiesta di rinnovo del permesso di soggiorno (08/2016 decreto di espulsione con ordine di abbandono il T.N. entro 7 giorni)». La donna invece, regolarmente soggiornante nel nostro Paese, sta continuando la sua regolare attività lavorativa. 

Ultimo aggiornamento: Giovedì 18 Aprile 2019, 17:10
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