Se il truffatore ti carpisce i dati via web, la banca non rimborsa

La Cassazione: in caso di “phishing”, la resposabilità è del cliente

Se il truffatore ti carpisce i dati via web, la banca non rimborsa

di Lorena Loiacono

Si scrive phishing, si legge truffe online. Sono sempre più frequenti ma la vittima, quando cade nella rete degli hacker, non può prendersela con nessuno: per i giudici, infatti, è colpa sua. Oltre al danno, quindi, anche la beffa. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, con la sentenza numero 7214 che di fatto rappresenta, per gli istituti di credito, uno sorta di scudo contro le richieste di risarcimento danni avanzate dai correntisti rimasti vittime di truffe on line.

Il caso, analizzato dai giudici e riportato da una circolare che l’Abi ha diffuso tra gli associati, riguarda un correntista di Palermo che, avendo risposto ad una mail truffa come ne arrivano ormai valanghe ogni giorno, ha fornito le sue credenziali agli hacker permettendogli di insinuarsi nel suo sistema e di accedere così al conto bancario per emettere dei bonifici. L’uomo ha subito disconosciuto il bonifico e, nella causa di primo grado, il Tribunale di Palermo aveva condannato la banca a rimborsarlo ritenendo che l’istituto non avesse adottato tutte le misure di sicurezza necessarie. Ma la sentenza è stata ribaltata dalla Corte d’Appello di Palermo e poi dalla Suprema Corte.

La Corte di Cassazione, infatti, ha escluso la responsabilità della banca e, esprimendosi invece sul comportamento del titolare del conto, lo ha definito “imprudente e negligente” perché ha digitato i propri codici personali, richiesti con una e-mail fraudolenta, consentendo così al truffatore di effettuare disposizioni di pagamento.

La banca non ha responsabilità sia perché ha dimostrato di aver adottato «un sistema di sicurezza certificato da appositi enti certificatori secondo i più rigorosi ed affidabili standard internazionali», sia perché ha avvisato sul sito che non richiede mai, attraverso messaggi di posta elettronica, lettere o telefonate, di fornire i codici personali.

Quindi tutte quelle richieste che arrivano tramite mail o messaggi, in tutto simili a quelle provenienti dalla banca o dalle poste, devono essere immediatamente cestinate. Altrimenti la vittima della truffa ne diventa anche il colpevole.

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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 12 Aprile 2023, 06:00
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