Pensionato perde una gamba per colpa delle visite saltate e delle liste d'attesa. Aldo: «Non ero grave. Ora non sono più niente»

Nel 2018 l'inizio delle calvario, poi il Covid e l'attesa della protesi: Aldo ora vive in una Rsa di Alessandria

Video

di Redazione web

Aldo Z. è un pensionato di Alessandria, una «vittima» costretta a vivere sulla sedia a rotelle e in un ospizio: ha perso una gamba. Il motivo? Colpa di visite saltate e liste d’attesa. Il 75enne aveva problemi di circolazione nel 2018. Poi è arrivato il Covid e le visite mediche a cui deve sottoporsi vengono rimandate, tutto si blocca: non c’è posto. Prima l’amputazione di due dita del piede per colpa di una setticemia, poi l’attesa di controlli sempre più lontani e infine impossibili. Quindi l’intervento dei servizi sociali, ma neppure l’insistenza di una volontaria ha potuto abbattere il muro. Ora è invalido al cento per cento. A Repubblica racconta che la sua fortuna è stata «un attacco di cuore».


Aurora nasce con la bocca serrata per una malattia rara: a 16 anni può parlare e mangiare grazie a un intervento speciale

Sophia Loren caduta in casa, Alessandra Mussolini a La Vita in Diretta: «Mia zia è scivolata sul pavimento bagnato, che spavento...»

 

Video

Cosa è successo

L'uomo racconta di un corpo fatto a pezzi perché nessuno ha risposto al centralino di un Cup, perché quel caso medico era soltanto un controllo e non un’emergenza, perché la visita, prima di routine e poi urgente, è scivolata a sei mesi, a un anno, a mai. I tagli alla sanità che diventano, alla lettera, tagli alle persone: appena sopra il ginocchio.

Il paradosso di una patologia che s’aggrava, ora sì da codice rosso, la corsa al pronto soccorso, gli esami tardivi, la necrosi, l’amputazione. “Potevano tagliare sopra o sotto il ginocchio, hanno preferito tagliare sopra perché costa meno, me l’hanno anche detto, io non ci potevo credere”. 

Quella casa tanto amata

Aldo viveva nella casa che si era costruito da solo nella piana alessandrina, era un settantenne ancora abbastanza in forma dopo tanti anni da rappresentante di assicurazioni in Liguria, spaccava la legna e badava all’orto. La pensione minima, un rapporto difficile con i figli, poi il dolore al piede, sempre più forte. «Se avessi avuto i soldi, quegli esami li avrei fatti privatamente». Sarebbero bastati un’ecodoppler e una visita angiologica. «Non ero abbastanza grave per non dover aspettare dei mesi la visita all’ospedale, ma senza quel mezzo coccolone sarei morto di cancrena. Mi dicono che devo essere contento: senza il cuore malato, addio Aldo. Così, invece, addio gamba. Penso che chiederò un risarcimento». Se c’è un bravo avvocato si faccia avanti, è una causa giusta. 

In attesa della protesi

Il Tribunale per i diritti del malato si è preso cura di Aldo, e dopo l’amputazione è riuscito ad inserirlo in una Rsa. «Non poteva più rimanere da solo in una casa piena di barriere architettoniche». Mara Scagni è la responsabile piemontese di “Cittadinanzattiva”, con una ventina di sportelli in Regione per lanciare una zattera a chi affoga. “Il signor Aldo ha una pensione di circa 600 euro al mese e non può permettersi di pagare nessuna retta. Ma siccome è proprietario di una casa, per la legge non ha diritto all’integrazione pubblica.

Per fortuna all’Asl hanno capito il problema e lo stanno aiutando, però il suo resta un caso limite di malasanità: prima lo hanno curato male, poi non gli hanno fatto i controlli necessari, infine sono stati costretti a tagliargli la gamba, risparmiando pure sull’intervento.

Adesso attende la protesi. «Lo sbaglio lo hanno fatto all’inizio: stavo male, ma per loro non stavo male abbastanza.

Hanno perso tempo, e io ho perso la gamba destra».

«Non sono più niente, eppure mi arrangio. Riesco persino a muovermi: ho imparato a saltellare sull’altra gamba».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 4 Ottobre 2023, 09:16
© RIPRODUZIONE RISERVATA