Giulia Cecchettin, parla il volontario della protezione civile che ha trovato il corpo: «Fondamentale l'olfatto del cane Jageer»

La ragazza giaceva da una settimana alla fine di un dirupo, addosso i vestiti del giorno della scomparsa

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di Lorenzo Padovan

Un luogo da sogno. Se Giulia avesse potuto, sarebbe rimasta incantata da tanta bellezza. La Val Caltea ieri sembrava un angolo di Canada: il foliage pareva disegnare un quadro, la natura attorno quasi addormentata. Ma in quella cornice da ammirare a bocca aperta, c'era il cadavere di una ragazza di soli 22 anni, che da quasi una settimana giaceva alla fine del dirupo. Lo ha ritrovato un volontario di un'associazione cinofila che opera in supporto alla Protezione civile Fvg. Senza quel cane, Jageer, un flat coated retriver di 4 anni dall'olfatto così sviluppato, il giallo sarebbe potuto restare tale per almeno altri sei mesi.

La strada "dimenticata"


L'arteria che collega Piancavallo a Barcis dal 15 novembre viene chiusa con una sbarra per scongiurare rischi alla circolazione. E' completamente all'ombra per gran parte della giornata, si forma ghiaccio, quando nevica è impossibile pulirla con celerità. E, comunque, per circa 12 chilometri non abita nessuno. Da Pezzeda, la borgata che si affaccia sul lago, alla stazione turistica avianese, non ci sono elementi antropici. Senza quell'avvistamento, nessuno sarebbe passato nel rio che alimenta il torrente Caltea fino a primavera. Nemmeno gli escursionisti più disinvolti. Al contrario, l'area - a circa 900 metri di quota - è caratterizzata dal dominio degli animali selvatici: il lupo è di casa, la lince è stata avvistata da poco. Tuttavia, da quanto si è appreso, nonostante il corpo privo di vita sia stato recuperato dopo una settimana, si era conservato integro. Gli indumenti erano i medesimi che indossava quella maledetta sera. Abiti e fisionomia che hanno immediatamente permesso al conduttore del cane di allertare i Vigili del fuoco. «Venite, ho trovato Giulia», l'Sos lanciato via radio agli altri soccorritori, già senza alcun dubbio sull'identità. Quest'ultimi hanno fatto intervenire i carabinieri che hanno cristallizzato la scena e come prima cosa hanno avvisato la famiglia. Nessuno si è avvicinato per chilometri, i droni hanno sorvolato per ore il bosco alla ricerca di altri elementi, magari uno dei telefoni dei ragazzi. Il medico legale Antonello Cirnelli ha svolto un'ispezione minuziosissima che, assieme all'autopsia, dovrà stabilire se Giulia fosse già morta quando è stata scaricata nell'orrido oppure se fosse agonizzante e un veloce passaggio all'ospedale avrebbe potuto salvarla.

Tutta la Val Caltea è stata sorvolata dagli elicotteri fino al calare delle tenebre.

La pericolosità del punto scelto da Filippo per sbarazzarsi del corpo di Giulia è testimoniata da un guardrail: è una delle poche curve protette di una carreggiata larga poco più di un fazzoletto e costantemente esposta sulla scarpata a valle. Prima e dopo, però, a prevalere ci sono alberi, mentre sotto quella svolta maledetta ci sono quasi solo rocce. Il personale del Ris di Parma, arrivato già nel primo pomeriggio, ha svolto rilievi di ogni tipo. Il sostituto procuratore Andrea Del Missier ha seguito di persona tutte le fasi degli accertamenti, fino a quando, in tarda serata, ha concesso il nullaosta per la rimozione della salma. L'Arma era rappresentata dal comandante provinciale di Pordenone, colonnello Roberto Spinola e dal suo omologo di Venezia, il generale di brigata Nicola Conforti. Decine i soccorritori presenti: Vigili del fuoco del comando provinciale e del distaccamento di Maniago, con le squadre speleo-alpino-fluviali che si sono anche occupate di issare le spoglie mortali di Giulia fino alla strada soprastante. Mobilitati anche i volontari della Protezione civile di Barcis, che hanno offerto uno straordinario supporto logistico.

Il dolore dei coetani 


Perché, nonostante la strada panoramica non sia quasi segnata nelle cartine, assieme a decine di mezzi di forze dell'ordine, prima che facesse buio sono saliti anche i curiosi. Contrariamente ad altri grandi gialli del passato, la sensazione tra i presenti non era quella sensazionalistica del voler essere testimoni oculari dell'epilogo di una tragedia, ma era di scoramento e di muto dolore. Nessuno girava immagini con il telefonino. C'erano anche quattro ragazzi probabilmente coetanei di Giulia: «Quando abbiamo saputo, siamo saliti per renderle omaggio - ha detto una studentessa - non l'ha soltanto uccisa, ma l'ha lanciata nella scarpata perché non la trovassero mai più. E resta perfino il terribile dubbio che quando l'ha abbandonata nel bosco fosse ancora viva».


Ultimo aggiornamento: Domenica 19 Novembre 2023, 17:07
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