Stop alle croci sulle cime delle montagne. Lo dice il Cai, il Club alpino italiano, una sorta di tribunale supremo della montagna. Lo “Scarpone”, il portale dell'associazione scrive: «È proprio il presente, un presente caratterizzato da un dialogo interculturale che va ampliandosi e da nuove esigenze paesaggistico-ambientali, a indurre il CAI a disapprovare la collocazione di nuove croci e simboli sulle nostre montagne».
Per quanto riguarda le croci già presenti sulle nostre montagne il Cai aggiunge e sottolinea - sempre su "Lo scarpone" - di guardare «con rispetto le croci esistenti, ma non solo: si preoccupa del loro stato ed eventualmente, in caso di necessità, si occupa della loro manutenzione (ripulendole dagli adesivi, restaurandole in caso di bruschi crolli, …). Questo perché – è giusto evidenziarlo una volta di più – rimuoverle sarebbe come cancellare una traccia del nostro cammino; un’impronta a cui guardare per abitare il presente con maggior consapevolezza».
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L'incontro all'università Cattolica di Milano
Oltre all'artico sullo Scarpone, questa proposta è stata lanciata durante un incontro all'università Cattolica di Milano, in occasione della presentazione di un libro dedicato al legame tra montagna e religione, dal papa "montanaro" Giovanni Paolo II fino al rapporto profondo tra spiritualità, riflessione e natura.
La maggior parte delle croci risale al XIX-XX secolo
La maggior parte delle croci risale al XIX-XX secolo. A volte sono solo due scarne tavole di legno, altre monumenti veri e propri e possono superare i 20 metri. Difficile censirle tutte, stabilire davvero quante siano e quando siano comparse. Molti soci del Cai sono comunque perplessi, qualcuno pensa di strappare la tessera perché in montagna si può andare anche senza. Che male fanno? Molte furono piazzate sulle cime europee alle fine della Seconda guerra mondiale come simbolo di speranza e di pace.
Ultimo aggiornamento: Sabato 24 Giugno 2023, 18:40
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