Migranti, dalla Sicilia a Tunisi per portarli in Italia. Le intercettazioni choc: «Se ci sono problemi buttateli in mare» VIDEO

Viaggi da 70mila euro a tratta, sgominata banda di 18 persone: sette sono italiane

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Imbarcazioni di scafisti sarebbero partite dal porto di Gela o dalle coste dell'Agrigentino per raggiungere la Tunisia e far immediato rientro con il «carico» di migranti. È quanto emerso dall'operazione 'Mare aperto' della polizia di Caltanissetta che ha sgominato la banda eseguendo 18 misure cautelari per associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. I destinatori del provvedimento sono undici tunisini e sette italiani. Il Gip ha disposto il carcere per 12 di loro e gli arresti domicialiari per gli altri sei.

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I viaggi da 70.000 euro

La presunta associazione per delinquere, specializzata in 'viaggi' per migranti, che andava a prendere in Tunisia salpando dalla costa meridionale della Sicilia, secondo quanto ricostruito dalla squadra mobile di Caltanissetta, avrebbe avuto punti strategici dislocati in più centri dell'isola, come Scicli, Catania e Mazara del Vallo. Avrebbe impiegato piccole imbarcazioni, munite di potenti motori fuoribordo, condotte da esperti scafisti che avrebbero operato nel braccio di mare tra le città tunisine di Al Haouaria, Dar Allouche e Korba e le province di Caltanissetta, Trapani e Agrigento, così da raggiungere le coste italiane in meno di 4 ore. Secondo l'accusa avrebbero trasportato dalle 10 alle 30 persone per volta, esponendole a grave pericolo per la vita. Il prezzo a persona, pagato in contanti in Tunisia prima della partenza, si sarebbe aggirato tra i 3.000 e i 5.000 euro e il presunto profitto dell'organizzazione criminale, secondo stime investigative, si attesterebbe tra i 30.000 e i 70.000 euro per ogni viaggio. Le indagini della squadra mobile di Caltanissetta hanno ricostruito la presunta organizzazione di più viaggi organizzati dalla Tunisia alle coste italiane.

Il 26 luglio 2020, per uno dei viaggi pianificati dagli indagati, un'imbarcazione sarebbe partita dal Porto di Licata in direzione delle coste tunisine per prelevare delle persone da condurre in Italia.

Solo l'avaria di entrambi i motori non ha permesso la conclusione del viaggio e il natante è rimasto alla deriva, in «mare aperto», da qui il nome dell'operazione della polizia, e poi trovato di fronte le coste di Mazara del Vallo. Grazie alla collaborazione della Capitaneria di Porto di Porto Empedocle e del Reparto operativo aeronavale della Guardia di Finanza di Mazara del Vallo, è stato possibile individuare l'imbarcazione durante le fasi di rientro dalle coste tunisine, identificando così gli scafisti. Per la cattura dei 18 indagati destinatari dell'ordinanza del Gip sono stati impegnati 120 uomini della Polizia, della Squadra Mobile di Caltanissetta, del Commissariato di Niscemi, del Reparto Prevenzione Crimine e Unità Cinofile e Reparto Volo di Palermo.

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Le intercettazioni choc

Se ci fossero stati problemi, come un'avaria al motore, gli scafisti avrebbero potuto «sbarazzarsi dei migranti in alto mare». Era l'indicazione data dagli organizzatori agli scafisti che partivano dalla costa meridionale della Sicilia per prendere migranti in Tunisia e portarli nell'isola. È quanto emerge da intercettazioni agli atti dell'inchiesta 'Mare apertò della Procura di Caltanissetta su indagini della squadra mobile della Questura Nissena.


Ultimo aggiornamento: Giovedì 17 Novembre 2022, 11:06
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