Giancarlo Di Vella, le intercettazioni che incastrano il prof di Torino accusato di violenza e stalking: «Guarda che fi*a atomica»

L’ex direttore della scuola di specializzazione di medicina legale di Torino è indagato per falso, violenza sessuale, molestie e stalking nei confronti di 12 specializzande

Giancarlo Di Vella, le intercettazioni che incastrano il prof di Torino accusato di violenza e stalking: «Guarda che fi*a atomica»

di Ida Di Grazia

«Speriamo che quella venga da noi, perché è una fi*a atomica... Io non so come tu faccia... quelle del primo anno hanno un culo stupendo». Sono solo alcune delle intercettazioni che incastrano l’ex direttore di medicina legale di Torino, Giancarlo Di Vella, indagato per violenza sessuale, molestie e stalking nei confronti di 12 specializzande.

L'accusa

Giancarlo Di Vella, ai domiciliari dallo scorso febbraio e recentemente scarcerato dal tribunale del Riesame, è indagato dalla pm Giulia Rizzo per falso, violenza sessuale, molestie e stalking nei confronti di 12 studentesse. I giudici del riesame però hanno derubricato l’accusa in molestie.

La procura ha fatto ricorso in Cassazione depositando le telefonate che lo incastrano e che sono state pubblicate da Repubblica Torino.

Le Intercettazioni

Sono numerose le trascrizioni di intercettazioni telefoniche e ambientali, durate svariati mesi, che riguardano l’ex direttore della scuola di specializzazione di medicina legale delle Molinette di Torino, tutte molto esplicite sia quando parla con specializzande, sia quando cerca la solidarietà maschile dei suoi studenti I toni variano dall’entusiastico al risentito: «Ieri notte mi ha chiamato...

Pensavo che finalmente me la tromb... invece era una telefonata di lavoro».

E ancora «Che bella f... porca tr…! A me non ne arrivano mai così, porca p... Eva!», «Speriamo che quella venga da noi, perché è una fi*a atomica… Io non so come tu faccia… quelle del primo anno hanno un culo stupendo».

La denuncia

Tante anche le testimonianze delle studentesse, tutte verificate, che dopo la paura iniziale di eventuali ritorsioni, non solo hanno iniziato a parlare ma hanno anche nominato un avvocato di parte offesa, Gian Maria Ramondini. A lui si sono rivolte, in particolare, alcune ex tirocinanti poi diventate professioniste.

«Una volta - ha raccontato ai Nas una delle ex studentesse - durante un’autopsia, con la scusa di legarmi il camice monouso, mi si era avvicinato da dietro, avvolgendomi e prendendomi la vita all’altezza del seno con le braccia. Ero così a disagio che dovetti dirgli, seppure in tono scherzoso: “Non mi molesti”. Lo dissi per stemperare e non farlo arrabbiare. Ma lui, con tono serio, mi rispose: “Io posso fare quello che voglio”. Per mezz’ora non mi ha più parlato. Ho capito allora che lui non vuole essere contraddetto». 

«In auto mai sedersi a fianco a lui - spiega un'altra trestimone - solo dietro. Mai camminare davanti a lui, solo dietro. Quando la sera tardi chiedeva a una di noi di uscire, lei diceva che era già impegnata con una di noi». E ancora «Mi diceva che vestita con il pizzo ero molto sensuale».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 10 Aprile 2024, 18:46
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