Fidanzati morti nel box, l'Iran non vuole la salma di Vida. Il servizio choc al tg: «Era una ragazza di facili costumi»

L'ira dei familiari, il papà di Vincenzo la difende: "Quando li ho trovati erano vestiti". La polizia morale iraniana blocca il trasferimento del corpo

Fidanzati morti nel box, l'Iran non vuole la salma di Vida. Il servizio choc al tg: «Era una ragazza di facili costumi»

di Redazione web

Tre giorni fa un ragazzo di 24 anni, Vincenzo Nocerino, e la sua fidanzata 21enne, Vida Shahvalad, sono morti a Napoli: asfissiati dai gas di scarico dell'auto in cui si erano appartati, all'interno di un box a Secondigliano. Una morte terribile, ma non l'unico dramma in questa storia: la ragazza non trova infatti pace nemmeno dopo la sua morte, dato che l'Iran - suo Paese di origine - non vuole la sua salma.

 

 

L'Iran non vuole la salma

Vida era venuta in Italia per studiare all'università: ora un suo amico, il 28enne Ahmad Bahramzadeh, lancia un appello per salvare «l’onore di Vida e ridare dignità alla sua figura», spiega il quotidiano Il Mattino. Il 17 marzo, il giorno dopo la morte dei due giovani, su una tv iraniana è andato in onda un servizio in un telegiornale che descriveva la 21enne come «una donna di facili costumi». La polizia morale iraniana avrebbe ora sospeso il trasferimento della salma in patria proprio per questo motivo, scatenando l'ira dei suoi familiari.

 

Il papà di Vincenzo: «Erano vestiti»

«Era come una figlia per me. Quando li ho trovati erano vestiti. Non è giusto che sia stata infangata e denigrata dalla stampa nel suo Paese. La sua famiglia ora sta vivendo una tragedia nella tragedia, aiutiamoli», le parole di Alfredo, papà di Vincenzo, che ha raccolto l'appello dei familiari della giovane vittima.

Nel servizio del tg iraniano si racconta un'altra storia: secondo il giornalista, i due erano seminudi e «probabilmente stavano per avere un rapporto sessuale, ma a causa del monossido di carbonio hanno perso i sensi e poi la vita». Una descrizione non veritiera: i due, rimasti in auto col motore acceso per ripararsi dal freddo, sono stati poi soffocati a morte dai fumi dell'auto.

 

 

Il papà ancora sconvolto

Intanto il papà di Vincenzo è ancora sconvolto dopo la morte del figlio. «Ormai sono morto dentro, ma devo andare avanti per mio figlio», dice il 65enne, tra i soci della pizzeria-trattoria Partenope. «Ho davanti agli occhi quell’immagine che ormai rivivo ogni notte. Erano le 8.30 più o meno, quando sono sceso in garage, dopo essermi accorto che Vincenzo non era tornato a casa. La sera prima lui e Vida erano andati a una festa con amici a Caserta. Mi sono meravigliato che non mi avesse avvisato. Così ho sollevato la saracinesca del box e sono corso vicino all’auto che era parcheggiata. Erano stesi, lui sul sedile davanti, lei dietro. Erano vestiti, voglio precisarlo perché qualcuno ha detto che erano nudi. Sembrava dormissero». L'uomo ha provato invano a svegliarli: «Ho cercato di scuotere mio figlio e per rianimarlo, l’ho preso a schiaffi urlando il suo nome. Ma nulla. Il silenzio assoluto. Di fronte a nessuna reazione da parte di entrambi ho realizzato che erano morti e ho chiamato subito i soccorsi. Sono uscito in strada e credo che le mie grida abbiano svegliato tutto il rione».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 21 Marzo 2024, 15:30
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