Dopo un passaggio in ospedale, visto che un proiettile esploso durante la colluttazione gli si era conficcato nella mano sinistra, e l'interrogatorio reso al pm Alberto Braghin, è stato portato in carcere. Mihela era in Italia da 15 anni. A Cuneo lavorava in bar e locali notturni; durante il lockdown si è trovata in difficoltà economiche e ha condiviso con la sorella un alloggio in una frazione della città piemontese, lo stesso in cui ha passato la notte di giovedì con il compagno. Borgheresi, divorziato, era un dipendente dell'istituto cartografico di Firenze. Nell'abitacolo della sua auto, oltre a una seconda pistola, c'era uno zaino del terzo reggimento alpini. Il dibattito, oggi, si concentra soprattutto sulla sua storia, sul suo passato. Fino all'età di 20 anni Francesco aveva vissuto al Forteto, una comunità fondata nel 1977 vicino a Firenze dove si sperimentavano canoni «alternativi» di famiglia. E dove, sin dall'anno successivo, scoppiarono scandali per maltrattamenti e vicende a sfondo sessuale.
Nel 2012 convocò per testimoniare proprio Borgheresi: «Ci raccontò come, di fatto, fosse stato rifiutato dalla madre in nome della teoria della famiglia funzionale e di come riuscì con non poche difficoltà a partire per il servizio militare proprio per fuggire dalla comunità. Lui c'era riuscito a scappare dal Forteto, dal luogo fisico, ma nessuno può mai fuggire dalla propria storia?».
Ultimo aggiornamento: Sabato 23 Maggio 2020, 19:04
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