Ciociari pestati a Sofia e mandati in ospedale dai tifosi del Cska: tutta colpa di uno stemma della Lazio

Ciociari pestati a Sofia e mandati in ospedale dai tifosi del Cska: tutta colpa di uno stemma della Lazio

di Pierfederico Pernarella
Doveva essere un weekend all’insegna del divertimento in una delle città più suggestive dell’Est europeo, ma a casa sono ritornati con lividi, fratture alle costole, lesioni al viso che hanno richiesto anche un intervento chirurgico. E tanta, tanta paura. Tutta colpa dello stemma di una squadra di calcio che ha trasformato tre trentenni di Anagni nel bersaglio di una violenza tanto inaudita quanto gratuita.

I fatti sono accaduti lo scorso fine settimana a Sofia, Bulgaria. A raccontarli è uno dei tre malcapitati (i giovani hanno chiesto di non comparire con i loro nomi perché insieme agli altri sono ancora sotto choc e stanno valutando se avviare un’azione legale). I tre, insieme ad altri ragazzi di Anagni, erano arrivati a Sofia venerdì per festeggiare l’addio al celibato di un amico. Arrivati nella capitale bulgara vengono a sapere che l’indomani (sabato) si sarebbe giocato il derby tra Cska Sofia e Levski. «Ma sì, perché no, andiamo a vederlo», pensano gli amici, tutti appassionati di calcio. Comprano i biglietti e lo stesso giorno decidono di farsi una passeggiata per vedere dove sta lo stadio: l’impianto si trova all’interno di un parco molto bello e vissuto dalla cittadinanza. Così fanno. Arrivano sotto lo stadio, è chiuso, ma non hanno il tempo di ammirarne l’architettura d’ispirazione sovietica, perché si accorgono che verso di loro si sta avvicinando un gruppo di tifosi del Cska Sofia. Prima due, poi tre, fino a quando non arrivano a una decina. Il loro atteggiamento è tutt’altro che amichevole.

IL RACCONTO
«Solo dopo abbiamo saputo che quello dove stavamo noi era il punto di ritrovo dei tifosi del Cska Sofia, della frangia più agguerrita», racconta uno dei tre. «A gesti - prosegue il giovane di Anagni - abbiamo cercato di far capire che non volevamo rogne, che ci scusavamo per il disguido, che non li volevamo provocare e ce ne saremmo andati subito. Da parte loro però non c’è stata nessuna reazione». A complicare il tutto c’era un altro piccolo, ma non trascurabile dettaglio: uno dei ciociari aveva una tuta con lo stemma della Lazio. Praticamente, in quella circostanza, una condanna al linciaggio. La squadra avversaria, il Levski, era infatti gemellata con la tifoseria organizzata biancoceleste. Gli ultras bulgari hanno cominciato a toccare lo stemma della Lazio come a dire che ci fai con questa cosa da queste parti, e poi botte, tante botte. Pugni e calci a più non posso: «Ci siamo buttati a terra per tentare di parare i colpi, non abbiamo reagito. Non ricordo quanto sia durato il pestaggio, forse un paio di minuti. Io e un altro siamo riusciti a scappare, il terzo amico purtroppo no ed è rimasto di più ed è lui che ha avuto la peggio. Noi abbiamo riportato qualche costola incrinata, occhi neri e lividi. Lui invece è stato gravemente ferito al viso, a uno zigomo».

I tre poi sono andati in ospedale, si sono messi in contatto con l’ambasciata per avere aiuto, anche perché tutte le carte che dovevano firmare erano in cirillico, a loro incomprensibile. «Dall’ambasciata - racconta Paolo - si sono limitati a dirci che sul sito web c’era una lista di avvocati che avremmo potuto contattare a nostre spese. Avremmo voluto anticipare il ritorno, ma anche in questo caso non potevano aiutarci. Fatto sta che dall’ospedale ci hanno dimesso sostenendo che stava tutto a posto».

LE LESIONI
E invece le cose non stavano così come hanno scoperto quando sono tornati in Italia: «Io e uno dei due amici abbiamo avuto qualche costola incrinata e lesioni varie, ma è al terzo di noi, quello pestato più a lungo, che è andata male. Ha avuto uno zigomo gravemente lesionato e ha dovuto sottoporsi a un intervento chirurgico presso l’ospedale di Tor Vergata». I tre giovani sono ancora sotto choc. Tanta paura per il rischio corso, ma anche amarezza per la sostanziale indifferenza con cui l’ambasciata italiana a Sofia ha risposto alle loro richieste di aiuto. «Stiamo valutando - riferisce il giovane - se avviare un’azione legale».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 5 Ottobre 2018, 15:46
© RIPRODUZIONE RISERVATA