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«Se esiste un problema di squilibrio delle popolazioni di questa specie - ribadisce il Wwf - la responsabilità è essenzialmente dell'uomo che per privilegiare specifici interessi economici e politici ha assecondato la volontà di una crescita incontrollata del cinghiale, diventata anche il pretesto per consentire la caccia di selezione all'interno delle aree naturali protette». Per il Wwf, «serve senz'altro un Piano straordinario per la gestione del cinghiale nel nostro paese che preveda però interventi prioritari per mettere in sicurezza le strade a scorrimento veloce con maggior traffico veicolare, attraverso dissuasori e sistemi di allerta già sperimentati, interventi per la prevenzione dei danni alle colture agricole ed un programma di contenimento del numero degli animali basato su censimenti seri ed attendibili e l'utilizzo di recinti di cattura in grado di assicurare un prelievo controllato e selettivo degli animali». «Serve con urgenza una normativa nazionale sulla gestione della fauna selvatica non basata esclusivamente sull'attività venatoria ma condotta su serie basi scientifiche con l'utilizzo delle tecniche di contenimento numerico più efficaci, contrastando i conflitti d'interesse oggi presenti nella gestione della fauna selvatica. Serve una normativa specifica che favorisca ed incentivi gli interventi di prevenzione dei danni all'agricoltura, la messa in sicurezza del sistema viario, ed agevoli il coinvolgimento degli agricoltori nella gestione delle popolazioni del cinghiale», conclude l'associazione.
Così Cia-Agricoltori Italiani, che sottolinea come la situazione in Italia sia ormai fuori controllo.
Il proliferare dei cinghiali non solo crea danni milionari all’agricoltura, ma minaccia sempre più spesso la sicurezza dei cittadini -spiega Cia-. Le misure tampone adottate in questi ultimi anni hanno registrato un sostanziale flop, con un saldo negativo che grava prima di tutto sulle imprese. Per questo non è più rinviabile un nuovo piano operativo, modificando la legge quadro datata 1992 che regola la materia. La questione animali selvatici -ricorda Cia- è stata anche al centro della nostra ultima Assemblea nazionale. Dove abbiamo chiesto alle Istituzioni di agire: ripensando la normativa vigente, riformando gli ambiti territoriali venatori e superando il regime del de minimis nel rimborso dei danni agli agricoltori che, di fatto, paralizza il sistema. Soprattutto -osserva Cia- oggi occorre introdurre il concetto di “corretta gestione” accanto a quello di protezione, parlando di “carichi sostenibili” di specie animali nei diversi territori e ambienti, tenendo conto degli aspetti naturali, ma anche produttivi e turistici.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 3 Gennaio 2019, 18:25
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