«Un'azienda ha rubato un mio video intimo e l'ha usato per la pubblicità di una pillola per la disfunzione erettile»: il deepfake con la voce modificata

«In questa pubblicità ero io nella mia camera da letto, nel mio vecchio appartamento, che indossavo i miei vestiti, mentre parlavo della loro pillola. L'unica cosa è che non era mia era la voce»

«Un'azienda ha rubato un mio video intimo e l'ha usato per la pubblicità di una pillola per la disfunzione erettile»: il deepfake con la voce modificata

di Redazione web

Intelligenza artificiale, disfunzione erettile e privacy rubata. Sono questi gli elementi intrecciati nella storia denunciata sui social da una giovane creatrice di contenuti che si è ritrovata suo malgrado protagonista di un video in cui pubblicizzava per conto di un'azienda un rimedio ai problemi di erezione. 

Il video 

Il caso è quello di Michel Janse, una ragazza americana che ha raccontato l'accaduto attraverso un video pubbliato sul suo account TikTok. Michel ha fatto la terribile scoperta al rientro dal viaggio di nozze, un periodo in cui aveva deciso di disconnettersi completamente dal mondo digitale per godersi senza distrazioni questo momento significativo della sua vita. Al ritorno, però, si è trovata di fronte a una realtà sconcertante: la sua immagine era stata utilizzata impropriamente in una pubblicità che promuoveva pillole per la disfunzione erettile. L'aspetto più inquietante di questa vicenda è che lo spot utilizzava materiale tratto da uno dei suoi video più personali, in cui Michel condivideva esperienze traumatiche vissute in passato.

@michel.c.janse

storytime: AI stole my likeness and created a deepfake of me ✌🏼😅 believe nothing 🫡

♬ original sound - Michel Janse

Il deepfake

Questa manipolazione digitale ha alterato non solo la sua immagine, collocandola in contesti fittizi, ma ha anche modificato la sua voce, attribuendole una narrazione completamente estranea. La creator ha raccontato: «In questa pubblicità ero io nella mia camera da letto, nel mio vecchio appartamento ad Austin, che indossavo i miei vestiti, mentre parlavo della loro pillola. L'unica cosa è che non era mia era la voce». Decidendo di denunciare pubblicamente questo abuso, Michael ha voluto evidenziare i rischi e le sfide legati alla diffusione delle nostre vite digitali, in un'epoca in cui tecnologie come il deepfake rendono sempre più difficile distinguere la realtà dalla finzione e proteggere la propria privacy.

Le reazioni

La storia di ha rapidamente catturato l'attenzione del pubblico online, diventando virale con oltre 1,4 milioni di visualizzazioni e suscitando un'ondata di commenti.

Molte delle reazioni esortavano Michael a cercare un avvocato per stabilire un precedente legale che potesse offrire tutele future a chi si trova in situazioni simili.


Ultimo aggiornamento: Martedì 26 Marzo 2024, 15:41
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