Marte, terremoto rilevato da sonda Insight Nasa: è la prima volta, ecco cosa significa

Per lungo tempo, si è pensato che il punto di massimo attrito tra le due placche fosse appunto localizzato nel Mediterraneo, ma gli studi di alcuni geologi portoghesi mostrano una situazione ancora più preoccupante lontano dalle coste italiane. Il punto di maggior contatto tra la placca eurasiatica e quella africana non si troverebbe nel Mediterraneo, ma molto più a ovest, nell'oceano Atlantico, a ridosso delle coste meridionali del Portogallo. Qui, secondo gli scienziati, si troverebbe un primo indizio di rottura della crosta terrestre.
A illustrare i risultati dello studio è stato il geologo portoghese Joao Duarte. Come riporta anche la BBC, la tesi degli scienziati portoghesi spiegherebbe anche due impressionanti eventi sismici: quello del 1755, conosciuto come Grande terremoto di Lisbona (il più violento mai registrato in Europa, con una magnitudo stimata di 8.7 e oltre 100mila vittime), e quello del 1969, conosciuto come terremoto di Cabo San Vicente (magnitudo 8, avvenuto lontano dalle coste ma con dati incerti sul numero effettivo di vittime anche a causa delle notizie nascoste dalla dittatura salazarista che all'epoca governava il paese).
Joao Duarte, comunque, ha voluto evitare di allarmare durante l'esposizione dei risultati dello studio da lui diretto: «La subduzione è un processo che avviene lungo fasi lunghissime, fino a cinque milioni di anni, ed è probabile che questo fenomeno possa continuare per i prossimi 10 milioni di anni. Posso solo dirvi una cosa: dobbiamo vedere questa scoperta positivamente. Più conosceremo le cause dei terremoti, meglio sapremo difenderci. Non dobbiamo spaventarci, questi fenomeni avvengono e noi possiamo solo farci trovare pronti per evitare conseguenze catastrofiche».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 13 Maggio 2019, 22:32
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