I 20 ex presidenti spiegano a Papa Francesco di essere a conoscenza delle sue preoccupazioni davanti alla sofferenza che patiscono sia i venezuelani che i nicaraguensi. «I primi sono vittima dell'oppressione di una narco-dittatura militarizzata (…), i secondi di una ondata di repressione che ha causato 300 morti e 2.500 feriti». In Venezuela, aggiungono, vengono portate avanti in modo sistematico politiche deliberate volte ad una corruzione che sta scandalizzando il mondo mentre la gente impoverisce al punto che non hanno più nemmeno le medicine. Ciò che notificano al Papa è che il suo appello, strutturato in quel modo, rischia di essere inteso come «una richiesta ai popoli oppressi, che sono vittime ad accordarsi con i rispettivi aguzzini», in particolare nel caso del Venezuela, dove «c'è un governo che ha causato 3 milioni di rifugiati» e dove la prospettiva, per il 2019, è di arrivare a 5,4 milioni, secondo i dati dell'Onu.
Seguono le firme: Oscar Arias, Costa Rica; Nicolás Ardito Barletta, Panamá; Enrique Bolaños, Nicaragua; Alfredo Cristiani, El Salvador; Felipe Calderón, México; Rafael Ángel Calderón, Costa Rica; Laura Chinchilla, Costa Rica; Fernando De la Rúa, Argentina; Vicente Fox, México; Eduardo Frei, Chile; César Gaviria T., Colombia; Osvaldo Hurtado, Ecuador; Luis Alberto Lacalle, Uruguay ;Jamil Mahuad, Ecuador; Mireya Moscoso, Panamá ; Andrés Pastrana A., Colombia; Jorge Tuto Quiroga, Bolivia; Miguel Ángel Rodríguez, Costa Rica; Álvaro Uribe V., Colombia; Juan Carlos Wasmosy, Paraguay. I firmatari chiedono poi un incontro, anche in Vaticano, «in circostanze propizie».
Papa Francesco sin dall'inizio del suo mandato si è speso in prima persona per cercare di trovare una via di mediazione alla crisi venezuelana. Ha invitato Maduro in Vaticano, ha mandato a Caracas persone di fiducia, segue i fatti con apprensione attraverso i vescovi, il nunzio ma soprattutto tramite il cardinale Parolin (che è stato nunzio a Caracas fino al 2013) e il Sostituto Pena Parra, da poco chiamato alla Segreteria di Stato. Lo stallo venezuelano resta una delle spine nel fianco. Non sono mancati gli appelli per i profughi che continuano a fuggire a causa della miseria, delle condizioni di incertezza e per le persecuzioni cui vanno incontro gli oppositori del sistema.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 9 Gennaio 2019, 18:26
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