MEDIO ORIENTE

Israele, Iran: «Risposta se continuerà a bombardare». Hamas: «Preparavamo l'offensiva da due anni»

Gli aggiornamenti in diretta

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Sanità Gaza: 1.537 morti, 500 sono bambini

È salito a 1.537 il bilancio delle vittime negli attacchi israeliani sulla Striscia di Gaza tra cui 500 bambini e 276 donne. Lo afferma il ministero della Sanità palestinese. I feriti sono 6.612.

Domani von der Leyen e Metsola in Israele

Domani la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e la presidente dell'Eurocamera Roberta Metsola si recheranno in Israele. È quanto si legge sui media israeliani. Interpellati a riguardo, fonti dell'esecutivo europeo e dell'Eurocamera hanno spiegato di non poter confermare ancora la notizia in via ufficiale.

Via libera dalla Knesset al governo d'emergenza israeliano

Via libera dalla Knesset al governo di emergenza nazionale. Lo scrive Haaretz precisando che il parlamento israeliano ha approvato le nomine dei membri del partito di Unità Nazionale, Benny Gantz, Gadi Eisenkot, Gideon Saar, Chilli Tropper e Yifat Shasha-Biton a ministri senza portafoglio. Durante la sessione, il premier Benyamin Netanyahu ha annunciato l'attivazione di alcune clausole che permetterebbero di «dichiarare guerra o intraprendere azioni militari significative», delegando l'autorità al comitato di gabinetto di emergenza che include lo stesso premier, il ministro della Difesa Yoav Gallant e Gantz.

Attentato vicino alla città vecchia di Gerusalemme

C'è stato un attentato vicino alla città vecchia di Gerusalemme nei pressi della porta di Erode. Lo riportano i media israeliani parlando di una sparatoria in cui sono rimasti feriti due agenti della sicurezza, di cui uno gravemente.

Israele: attacchi contro 3.600 obiettivi a Gaza

L'esercito israeliano ha condotto finora attacchi contro circa 3.600 obiettivi nella Striscia con l'uso di più di 6.000 munizioni. Secondo l'esercito, gli attacchi hanno incluso alti quadri operativi di Hamas e altri membri del gruppo.

Hamas: preparavamo l'attacco da due anni

Due anni di preparazione per l'attacco di Hamas a Israele con modalità top secret e con la data di inizio dell'operazione a conoscenza di pochissimi tra i vertici del gruppo islamico. Lo rivela a Russia Today tv un dirigente di Hamas, Ali Baraka, secondo il quale anche i Paesi "alleati" sono stati informati solo dopo l'inizio delle azioni militari. In un'intervista diffusa dall'emittente l'8 ottobre, Baraka rivela che «si poteva contare sulle dita di una mano» il numero di dirigenti che sapeva con precisione il momento di inizio dell'attacco e che era assai ristretto anche il numero di coloro che sapevano dell'operazione.

Negli ultimi «due anni Hamas ha adottato un approccio razionale» in quanto «non è stato coinvolto in alcuna guerra e non si è unito alla Jihad islamica nelle sue recenti battaglie» e «tutto ciò è stato parte della strategia di Hamas nella preparazione di questo attacco», ha spiegato Baraka. La strategia, nelle parole del dirigente, è stata quella più in generale della disinformazia, di far credere che Hamas «fosse impegnato a governare Gaza» e che «avesse abbandonato del tutto la resistenza». Totale riservatezza anche per gli amici di Hamas all'estero e per le altre fazioni palestinesi che «non conoscevano l'ora zero».

Dagli hezbollah libanesi all'Iran, dalla Turchia alla Russia, tutti sono stati informati a invasione iniziata, ha affermato Baraka. Dopo una mezzora «tutte le fazioni della resistenza palestinese sono state contattate come pure i nostri alleati Hezbollah e in Iran, sono stati avvertiti i turchi. Tre ore dopo, alle 9 si è tenuto un meeting con loro».

Baraka sostiene che «abbiamo aggiornato chiunque ci abbia contattato. Anche i russi hanno mandato un messaggio e sono stati aggiornati sulla situazione e sugli obiettivi della guerra». Il dirigente di Hamas ha parlato anche di eventuali scambi di prigionieri, riferendosi a detenuti palestinesi anche fuori da Israele, nei Paesi europei e negli Usa. «Ci sono prigionieri negli Stati Uniti. Li vogliamo. Naturalmente».

Nato: entità ostili a Israele non acuiscano il conflitto

«Israele ha il diritto di difendersi e la protezione dei civili è essenziale. Nessuna nazione o organizzazione ostile a Israele dovrebbe cercare di trarre vantaggio dalla situazione o di intensificare il conflitto». Lo ha detto il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, in conferenza stampa dopo la riunione dei ministri della Difesa all'Alleanza, facendo in particolare riferimento all'Iran e a Hezbollah.

A Gaza 1.417 morti e 6.268 feriti

Sono 1.417 i morti a Gaza. Lo ha fatto sapere il ministero della sanità di Hamas a Gaza secondo cui i feriti sono 6.268.

Capo esercito Israele: "Gaza non sarà più quella di prima"

«Gaza non sarà più quella di prima». Lo ha detto il capo di stato maggiore dell'esercito israeliano Herzi Halevi nel suo primo intervento pubblico dall'inizio della guerra

Siria, Assad: "Serve azione rapida per proteggere i palestinesi"

Bisogna fermare quanto prima i raid israeliani su Gaza contro donne e bambini: lo ha detto il presidente siriano Bashar al Assad citato oggi dalla tv di Stato siriana. Il raìs di Damasco, alleato dell'Iran, ha inoltre detto che serve «un'azione rapida a livello arabo e islamico per proteggere i palestinesi».

 

Egitto: «Il valico di Rafah mai chiuso, è inagibile per attacco Israele»

«Il valico di frontiera di Rafah tra l'Egitto e la Striscia di Gaza è aperto al traffico e non è stato mai chiuso dall'inizio del crisi attuale». Lo precisa il ministero degli Esteri egiziano in una nota sottolineando che il valico è però inagibile perché «le strutture sul lato palestinese sono state distrutte a causa dei ripetuti bombardamenti israeliani». L'Egitto chiede «a Israele di evitare di prendere di mira il lato palestinese del valico in modo che gli sforzi per le riparazioni abbiano successo» e permettano il transito, «un'ancora di salvezza per sostenere i fratelli palestinesi nella Striscia di Gaza»

Blinken: 25 americani uccisi da attacco Hamas

«Ci sono almeno 25 americani morti» nell'attacco di Hamas a Israele. Lo ha detto il segretario di Stato americano Antony Blinken in conferenza stampa a Tel Aviv, aggiornando un precedente bilancio che indicava 22 vittime statunitensi. «Ci uniamo al dolore delle famiglie nel piangere questa tragica perdita», ha aggiunto.

Blinken: Hamas vuole solo uccidere gli ebrei e Israele

«Hamas non ha interesse del popolo palestinese, non rappresenta il suo futuro, il suo unico obiettivo è distruggere Israele e uccidere gli ebrei. Israele ha diritto di difendersi e garantire che tutto ciò non avvenga». Così il segretario di stato americano Antony Blinken in conferenza stampa con il premier israeliano Benyamyn Netanyahu a Tel Aviv. «Noi democrazie difendiamo gli stessi valori anche davanti al terrore», ha aggiunto.

Netanyahu: «Hamas deve essere schiacciato come l'Isis»

«Hamas deve essere schiacciato come l'Isis». Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu nella conferenza stampa con il segretario di Stato Usa Antony Blinken.  «Hamas è l'Isis. L'Isis fu schiacciata. Hamas deve essere trattata esattamente come l'Isis e schiacciato», ha detto Netanyahu al segretario di Stato Usa Antony Blinken, aggiungendo anche che chi appoggia Hamas deve essere oggetto di «sanzioni».

Blinken: nessuno agisca contro Israele

«Ribadiamo il monito chiarissimo di Biden a tutti: Stati e non Stati pensate a cosa fare in questa situazione, non agite contro Israele». Lo ha detto il segretario di Stato americano, Antony Blinken, durante la conferenza stampa congiunta a Gerusalemme con il premier israeliano Benyamin Netanyahu. «Abbiamo dispiegato portaerei nell'est del Mediterraneo e daremo altro supporto - ha continuato -. Garantiremo a uomini, donne e bambini presi in ostaggio che possano essere liberati».

Media siriani: attacco aereo israeliano a Damasco

I media siriani riferiscono di un presunto attacco aereo israeliano vicino all'aeroporto internazionale di Damasco. La radio governativa Sham Fm afferma che la difesa aerea siriana è impegnata contro l'attacco. Lo riporta Times of Israel.

 

 

L'El Al volerà di sabato violando così il riposo sabbatico ebraico

Per la prima volta dal 1982 l'El Al, la compagnia di bandiera israeliana, volerà di sabato violando così il riposo sabbatico ebraico. Lo ho annunciato la stessa compagnia motivando la scelta con la necessità di riportare in patria gli israeliani richiamati dall'esercito nella lotta ad Hamas, così come le forze di sicurezza e di salvataggio bloccati all'estero.

Hamas, lanciati 50 missili su Sderot

Un attacco missilistico con 50 missili è stato lanciato sull'insediamento di Sderot. Lo hanno annunciato le Brigate Al-Qassam su Telegram.

Jihad islamica: porteremo battaglia oltre Gaza

«La battaglia non si limiterà alla Striscia di Gaza. Altri fronti si uniranno presto». Ad affermarlo, in un nuovo audio, è Abu Hamza, il portavoce delle Brigate Quds Brigades, l'organizzazione armata della Jihad islamica, citato dal network libanese Al Mayadeen. Rivolgendosi alla resistenza in Cisgiordania, Abu Hamza ha lanciato un appello alla Brigata Jenin e alla Tana dei Leoni, nonché a tutti i palestinesi presenti sul posto, ad impegnarsi negli scontri contro l'occupazione israeliana. «Siamo venuti preparati fuori dalla Palestina così come lo eravamo dentro - ha detto -. Gli eventi di Gaza saranno replicati su altri fronti».

Ue: immagini atrocità Hamas come peggiori atti dell'Isis

«Le immagini e le informazioni provenienti dalla regione ci ricordano le peggiori atrocità commesse dall'Isis». Lo ha detto sul conflitto in Israele il portavoce della Commissione europea Peter Stano nel corso del briefing quotidiano con la stampa sottolineando «la furia dei militanti di Hamas negli insediamenti e nelle località israeliane». «Si tratta di atrocità indicibili quelle commesse contro il popolo israeliano, soprattutto contro i civili israeliani». Quanto stiamo vedendo a Gaza è «conseguenza diretta» di quanto «iniziato sabato». «L'Ue è stata molto chiara nel chiedere di fermare l'aggressione, soprattutto da Hamas».

La minaccia dell'Iran: il mondo islamico si unisca contro Israele

«Oggi tutti i Paesi islamici e arabi, come anche le popolazioni che vogliono la libertà nel mondo, devono trovare un accordo e raggiungere una cooperazione in un percorso per fermare i crimini del regime sionista contro la nazione palestinese oppressa».

Lo ha affermato il presidente iraniano Ebrahim Raisi durante una telefonata con l'omologo siriano Bashar al-Assad, come riporta Mehr. «Di conseguenza, la Repubblica islamica dell' Iran tenterà di trovare questa convergenza il prima possibile, mettendosi in contatto con i Paesi islamici», ha aggiunto Raisi.

Scholz: Olocausto ci impone difesa Israele per sempre

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, in una «dichiarazione di governo» fatta stamattina al Bundestag, il parlamento di Berlino, ha affermato che «la nostra storia, la nostra responsabilità derivante dall'Olocausto, ci impone il dovere perenne di difendere l'esistenza e la sicurezza dello Stato di Israele». «In questo momento, c'è un solo posto per la Germania: quello saldamente al fianco di Israele», la cui «sicurezza» è «la ragion di Stato della Germania», ha dichiarato il cancelliere secondo il testo del suo discorso ribadendo dichiarazioni fatte in questi giorni.

Riad-Teheran, primo contatto

Il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha discusso del conflitto in Israele e Palestina con il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman. «Nella prima telefonata tra l'ayatollah Raisi e sua altezza Mohammed bin Salman, i due si sono dimostrati d'accordo sulla necessità di porre fine ai crimini di guerra contro la Palestina. È stata sottolineata l'unità islamica ed entrambi ritengono che i crimini del regime (di Israele) e il via libera dato dagli Usa porteranno insicurezza distruttiva per il regime e i suoi sostenitori», ha scritto a proposito della telefonata il vice capo del personale di Raisi per gli Affari Politici, Mohammad Jamshidi, come riporta Irna. La telefonata rappresenta il primo colloquio diretto tra Raisi e Mohammed bin Salman. Teheran e Riad in marzo avevano trovato un accordo per la normalizzazione delle relazioni dopo che per sette anni i rapporti erano stati interrotti.

 

Durante la telefonata, Mohammed bin Salman ha espresso «l'opposizione da parte del Regno per qualsiasi forma di attacco contro i civili e la perdita di vite innocenti», si legge in un comunicato ufficiale di Riad in riferimento al colloquio, pubblicato su X, secondo cui l'Arabia Saudita «sta esercitando il massimo sforzo per impegnarsi con tutte le parti a livello internazionale e regionale allo scopo di porre fine all'attuale escalation». Durante il colloquio con il presidente iraniano, Mohammed bin Salman «ha espresso grave preoccupazione per la disperata situazione umanitaria a Gaza e il suo impatto sui civili» e «sottolineato l'irremovibile posizione del Regno rispetto al sostegno della causa palestinese e a favore di sforzi che puntino a raggiungere una pace giusta ed esauriente che assicuri al popolo palestinese i suoi diritti legittimi».

Blinken: «Siamo qui con voi, non andiamo da nessuna parte»

«Siamo qui con voi, non andiamo da nessuna parte». Con queste parole il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha salutato il premier israeliano Benyamin Netanyahu all'inizio del loro incontro al ministero della Difesa a Gerusalemme. Nel video si sente Blinken dire ripetutamente a Netanyahu «mi dispiace, mi dispiace, condoglianze» per le vittime. Il primo ministro d'Israele ringrazia e stringe ripetutamente la mano all'ospite americano.

Hamas: abbiamo oltre 120 prigionieri

Hamas ha confermato di avere nelle sue mani oltre 120 prigionieri. Lo ha fatto sapere la tv israeliana Kan citando il portavoce della fazione palestinese Abdel Latif Kanua.

Ambasciatore Israele a Mosca: non inizieremo guerra con Iran

«Non inizieremo una guerra contro l'Iran». Lo ha dichiarato in un briefing l'ambasciatore israeliano a Mosca, Alexander Ben Zvi, citato dalla Tass.

A Gaza fuori uso 3 impianti idrici su 5

Tre dei cinque impianti idrici di Gaza sono fuori servizio a causa dei bombardamenti e della mancanza di carburante. Lo sostiene il Comitato internazionale della Croce Rossa citato da Anadolu.

Bandiera Isis in un kibbutz

Le Forze della Difesa israeliana (Idf) hanno confermato che una bandiera dello Stato Islamico (Isis) è stata trovata in uno dei kibbutz attaccato sabato da Hamas, quello di Sufa vicino al confine con la Striscia di Gaza. Le Idf hanno anche diffuso un'immagine dei militari israeliani che mostrando la bandiera nera del gruppo jihadista. Ieri era stato il gruppo South First Responders ha diffondere su Telegram l'immagine della bandiera trovata nel kibbutz, oltre ad altri filmati dell'attacco.

Israele: niente acqua e luce fino a rilascio ostaggi

«Non sarà fornita elettricità, nè acqua, nè entreranno camion di benzina (a Gaza) finchè gli ostaggi israeliani non torneranno a casa»: lo ha detto il ministro dell'Energia israeliano, Israel Katz. «Umanitarismo per umanitarismo. E nessuno - ha aggiunto - ci può fare prediche sulla moralità».

Israele, bilancio sale a 1300 morti

Il bilancio dei morti in Israele a causa dell'attacco di Hamas è arrivato a 1.300 con circa 3.300 feriti, di cui 28 in condizioni critiche e 350 in gravi condizioni. Lo riportano i media.

Sono 1300 i morti in Israele dopo l'attacco di Hamas

Il bilancio dei morti in Israele a causa dell'attacco di Hamas è arrivato a 1.300 con circa 3.300 feriti, di cui 28 in condizioni critiche e 350 in gravi condizioni. Lo riportano i media.

Blinken oggi in Israele

l segretario di Stato Usa Antony Blinken è atteso per oggi in Israele dove incontrerà il premier Benyamin Netanyahu, membri del governo e il presidente Isaac Herzog. Secondo i media, Blinken vedrà anche i familiari degli ostaggi israeliani rapiti da Hamas e portati a Gaza. Blinken - secondo le informazioni - vedrà domani anche il presidente palestinese Abu Mazen.

Schierati riservisti al confine con Libano

L'esercito israeliano ha annunciato di aver dispiegato forze di riservisti lungo le città sul confine con il Libano. La mossa - è stato spiegato - è avvenuta nell'ambito del generale rafforzamento delle truppe nell'area nord del Paese dopo la situazione di tensione con Hezbollah. «Queste forze - è stato spiegato - stanno conducendo compiti di difesa tra i quali pattugliamento e blocchi stradali in modo da assicurare la sicurezza dei residenti».

Sirene in Israele

Le sirene di allarme per i razzi lanciati da Gaza stanno ora risuonando nella zona centrale di Israele. Lo ha detto l'esercito.

Esercito: nessun avviso intelligence su attacco Hamas

La notte precedente all'attacco di Hamas dalla Striscia «c'erano stati alcuni segnali ma non avvertimenti importanti di intelligence». Lo ha detto il portavoce dell'esercito Daniel Hagari.

Israele: "Colpita forza di elite di Hamas"

Nei raid della notte scorsa sulla Striscia l'esercito ha più volte colpito le forze di elite 'Nukhbà di Hamas, in particolare i suoi centri operativi di comando. Quelli - ha spiegato l'esercito - che hanno gestito l'infiltrazione nei kibbutz al di la del confine sabato scorso. «Queste forze - ha spiegato - sono costituite da terroristi selezionati da alti funzionari di Hamas, designati per effettuare attacchi terroristici come imboscate, incursioni, assalti, infiltrazioni attraverso tunnel terroristici, nonché missili anticarro, razzi e fuoco di cecchini».

 

 

 

Abu Mazen incontrerà Blinken

Fonti palestinesi affermano che il presidente Mahmoud Abbas (Abu Mazen) incontrerà domani il segretario di Stato americano Antony Blinken, in visita in Medio Oriente. «Nell'ambito dell'impegno profuso 24 ore su 24 dalla leadership palestinese per fermare questa guerra devastante e nel quadro dello sforzo congiunto tra Giordania e Palestina, Abbas si incontra oggi ad Amman con il re Abdullah. Domani il presidente incontrerà anche il segretario di Stato americano Blinken», ha scritto oggi sul suo account X il segretario generale del comitato esecutivo dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), Hussein Al-Sheikh.

Israele: "La Cina deve avere un atteggiamento più equilibrato"

La Cina ha bisogno di assumere «un atteggiamento più equilibrato» sul conflitto tra Israele e Hamas. Lo afferma l'ambasciatrice israeliana a Pechino, lrit Ben-Abba, in un'intervista a Bloomberg Tv, anticipando che Zhai Jun, l'inviato cinese per il Medio Oriente, dovrebbe avere oggi colloqui con la parte israeliana, dopo le telefonate di martedì e mercoledì avute, rispettivamente, con quelle egiziana e palestinese. «L'inviato speciale cinese avrà una conversazione telefonica con la parte israeliana», ha detto la diplomatica, secondo cui Pechino potrebbe parlare oggi della vicenda nel briefing quotidiano del ministero degli Esteri.

Oltre 50 morti e 280 feriti nei raid notturni di Israele

Almeno 51 persone sono morte e altre 281 rimaste ferite in attacchi aerei compiti stanotte sulla Striscia di Gaza dall'esercito di Israele, secondo il Ministero della Sanità palestinese citato dai media locali. «Il dicastero ha affermato che gli attacchi hanno colpito Sabra, Al Zaytoun, Al Nafaq e Tal Al Hawa e Khan Younis; le operazioni di ricerca e salvataggio sono ancora in corso», riferisce l'emittente Al Jazeera. Il canale tv Al Mayadeen afferma che 450 obiettivi terrestri sono stati attaccati tra Gaza, Jabaliya e Khan Younis.

 

 

 

Cittadina canadese "brutalmente uccisa" da Hamas

Una cittadina canadese è stata «brutalmente uccisa» da Hamas in una piccola comunità israeliana vicino al confine di Gaza. Lo ha detto la Federazione ebraica di Ottawa (Jfo) alla Cnn. Adi Vital-Kaploun aveva 33 anni e la doppia cittadinanza canadese-israeliana. I suoi figli si sono «miracolosamente salvati», secondo una nota della Jfo. «La nostra famiglia ha perso una madre, una moglie, una sorella, una figlia, una nipote, una cugina», si legge ancora.

di Claudia Guasco 

L’ospedale di Barzilai di Ashkelon, nel Sud di Israele, è a 17 chilometri dalla Striscia di Gaza. Ieri pomeriggio è stato bersagliato dai razzi lanciati da Hamas, che nei giorni scorsi avevano già distrutto il passaggio che collegava la vecchia alla nuova ala. Il dottor Ron Lobel, 73 anni, direttore dei Servizi di emergenza, era in servizio al momento dell’attacco. «Quando arrivano 50-60 feriti in una volta sola si parla di un evento importante. Sabato ne sono arrivati 200 in due ore, alcuni dei quali in condizioni gravissime», racconta con la calma consapevolezza professionale di chi sa che è solo l’inizio. «Ci stiamo preparando a una nuova ondata di feriti». La situazione è drammatica: ieri Israele ha formato un governo di emergenza e un gabinetto per la gestione della guerra, come annunciato congiuntamente dal primo ministro Benjamin Netanyahu e dal leader del Partito di Unità Nazionale, il centrista Benny Gantz. I due leader saranno affiancati dal ministro della Difesa Yoav Gallant, mentre l’ex capo di Stato maggiore Gadi Eisenkot e il ministro per gli Affari strategici Ron Dermer saranno osservatori. Il governo non approverà alcuna legge né prenderà alcuna decisione che non riguardi la condotta della guerra. Ma è la dimostrazione che il conflitto non si concluderà in poco tempo. 

ESCALATION

Da cinque giorni gli ospedali israeliani sono il secondo fronte del conflitto, i feriti sono oltre 2.000 e benché quello di Ashkelon funzioni in un settore sotterraneo protetto, non è più considerato sicuro. Così presto potrebbe trasferire i pazienti nel centro del Paese, come hanno deciso di fare altri policlinici. Gerusalemme, annuncia il portavoce del ministero della Salute Shira Solomon, sta attrezzando il suo sistema sanitario per «una possibile escalation, spostando i ricoverati per consentire la preparazione degli ospedali del Nord a eventuali possibili future intensificazioni del conflitto che potrebbero verificarsi». L’operazione, in sostanza, anticipa l’imminente evoluzione dello scontro, con la prevista incursione di terra da parte delle Forze di difesa israeliane a Gaza e le aggressioni provenienti dal Libano e dalla Siria. La saldatura sul campo tra Hezbollah e Hamas è stata di nuovo sancita ieri mattina dal missile anticarro lanciato dal territorio libanese contro una postazione israeliana, seguito dall’esultanza del movimento sciita che annuncia nella sua rivendicazione di aver inflitto «un gran numero» di perdite umane e che l’azione è una «risposta all’assassinio» di tre membri del partito avvenuto lunedì sera. «La Resistenza Islamica (Hezbollah) sarà ferma nella sua risposta agli attacchi israeliani che colpiscono il nostro Paese e la sicurezza del nostro popolo, soprattutto quando questi attacchi provocano la perdita di martiri», recita il comunicato.

LE ARMI

Il Partito di Dio, con quartier generale nella periferia sud di Beirut, ha un arsenale stimato tre volte maggiore di quello di Hamas a Gaza e secondo gli analisti nove milioni di israeliani sono minacciati dai missili di corta, media e lunga gittata dei jihadisti libanesi. La cui azione si fa sempre più aggressiva. Ieri pomeriggio i residenti di ampie zone del nord di Israele sono stati fatti entrare rapidamente nei rifugi per possibili infiltrazioni di droni dal Libano, mentre i media riferivano di incursioni multiple anche di deltaplani con uomini armati. Ali Shuayb, inviato di al Manar, la tv di Hezbollah, posizionato a poche decine di metri dalla Linea Blu di demarcazione con Israele di fronte all’insediamento di Metulla, smentisce l’operazione: «È possibile che siano penetrati dal Golan siriano, ma non possiamo confermare da qui».

Gli Stati Uniti e i suoi alleati stanno premendo su Hezbollah per evitare un’escalation della guerra, sfruttando canali informali tra cui il governo libanese e il suo presidente del Parlamento, Nabih Berri, alleato del Partito di Dio. Il presidente Joe Biden e il primo ministro Benjamin Netanyahu hanno avuto un colloquio telefonico e la Casa Bianca definisce «preoccupante» l’evoluzione al confine libanese. Per tutta risposta il movimento sciita fa sapere che «il popolo libanese e le sue fazioni non temono» l’invio di portaerei in Medio Oriente da parte di Washington e invita tutte le nazioni arabe e musulmane «che conoscono bene la triste verità sugli Stati Uniti e le loro aggressioni contro i popoli in Iraq, Siria e Afghanistan» a condannare l’intervento Usa. Che non si ferma all’invio della portaerei Gerald R.Ford. Nei prossimi giorni, anticipa il portavoce del consiglio della sicurezza nazionale John Kirby, «manderemo altri aiuti».

RIVOLTA ARABA

Il timore dell’Occidente è che il conflitto tra Israele e Hamas si trasformi in una rivolta araba. Su diverse chat pro Palestina è stata indetta la chiamata alla guerriglia, con l’appello a scendere in piazza «in nome dell’orgogliosa Gaza» con molotov e pietre. Il mittente è Arin al Aswad, la Tana dei leoni, un gruppo armato della resistenza palestinese considerato dalle forze di sicurezza di Gerusalemme responsabile di diversi attacchi a obiettivi di Tel Aviv. Il messaggio sarebbe rivolto principalmente a chi si trova in Cisgiordania e nei territori occupati, tuttavia «non è da escludere» che possa essere raccolto dai simpatizzanti del gruppo nel resto del mondo. La pressione su più fronti contro Israele si traduce nel continuo suono delle sirene, una salva di razzi da Gaza è caduto sull’area di Tel Aviv, che include l’aeroporto Ben Gurion, a Sderot, dove si è recato in visita il presidente Isaac Herzog, si è paventata un’infiltrazione di terroristi. A questo punto Gerusalemme, nella resa dei conti con Hamas, è pronta a tutto, anche a fronteggiare una «rivolta araba». È lo scenario peggiore di cui il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir non fa mistero, annunciando che d’ora in poi i civili israeliani potranno girare armati, «perché la guerra dimostra che occorre distribuire armi ai cittadini». L’atmosfera è sospesa, in attesa dell’attacco via terra a Gaza. «Ci prepariamo a questa eventualità, dobbiamo essere pronti e per questo c’è stata una chiamata specifica di riservisti. Ciò che ci dobbiamo assicurare è che Hamas non minacci mai più Israele nel modo in cui ha fatto sabato», sottolinea il rappresentate militare Peter Lerner rispondendo alla domanda su quando le Forze di difesa muoveranno sulla Striscia. Al di là della tempistica, «non sarà un’operazione breve, sarà una lunga e dura guerra», aggiunge il portavoce del ministero degli Esteri Lior Hayat. «Le persone a Gaza vivono sotto il controllo di Hamas, noi non siamo in guerra con la popolazione di Gaza ma con Hamas e l’Iran che c’è dietro. Vogliamo che la comunità internazionale capisca che tutto è cominciato con un atto terroristico che ha ucciso 1.200 cittadini israeliani». La conferenza stampa si interrompe bruscamente: «È in corso un attacco, dobbiamo andare nei rifugi». E tra chi è costretto a scappare c’è anche il ministro degli Esteri britannico James Cleverly, in visita nel sud del Paese per portare la solidarietà di Londra allo Stato ebraico e incontrare i sopravvissuti.


Ultimo aggiornamento: Venerdì 13 Ottobre 2023, 10:28
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