"Gerusalemme capitale di Israele", Trump infiamma il Medio oriente: l'ira dei Paesi arabi

"Gerusalemme capitale di Israele", Trump infiamma il Medio oriente: l'ira dei Paesi arabi
Gli Stati Uniti riconosceranno Gerusalemme capitale di Israele, trasferendo nella Città santa la propria ambasciata. Donald Trump rompe gli indugi e lo annuncia in una fitta serie di telefonate, a partire da quelle ai diretti interessati: il premier israeliano Benyamin Netanyahu e il leader dell'Autorità palestinese Abu Mazen. A niente sono valse le fortissime preoccupazioni espresse dagli alleati arabi ed europei che nelle ultime ore hanno sommerso la Casa Bianca di appelli alla prudenza, inviando al presidente americano un chiaro messaggio: non si può scherzare col fuoco, con la regione mediorientale pronta ad esplodere. Sarebbe un errore fatale. In campo anche Papa Francesco, che ha parlato al telefono con Abu Mazen.

Ma il dado sembra ormai tratto. Resta solo da capire la tempistica dello strappo fortemente voluto dal tycoon, una delle solenni promesse fatte durante la campagna elettorale. La mossa della Casa Bianca era attesa già lo scorso fine settimana. Proprio le reazioni dei governi amici, messi al corrente del piano di Trump dagli ambasciatori Usa, l'hanno fatta slittare, spingendo l'amministrazione a rivedere per l'ennesima volta ogni minimo dettaglio. La posta in gioco del resto è altissima, e il rischio concreto è quello di un vero e proprio terremoto in Medio Oriente e di un'ondata di violenze contro Israele e contro gli interessi americani. Senza escludere - avvertono gli 007 Usa - un'escalation del terrorismo internazionale.

Nonostante ciò, la svolta dovrebbe essere ufficializzata nelle prossime ore: il New York Times l'annuncia per mercoledì 6 dicembre. L'ipotesi più probabile è quella di una dichiarazione di principio da parte del presidente Trump cui non seguirebbe un immediato trasloco dell'ambasciata Usa. Ambasciata che come tutte le altre rappresentanze diplomatiche si trova da decenni a Tel Aviv, visto che ad oggi Gerusalemme non è riconosciuta come capitale d'Israele da parte della comunità internazionale. Con i palestinesi che rivendicano il settore Est della città come capitale del loro futuro Stato.

Perché si passi dalle parole ai fatti, dunque, potrebbero volerci ancora dei mesi, se non degli anni. Ma l'effetto annuncio di Gerusalemme capitale potrebbe già provocare dei danni incalcolabili, con lo spettro di una nuova sanguinosissima intifada dietro l'angolo. Tutti i principali gruppi palestinesi hanno già dato il via libera alla protesta, annunciando "tre giornate della collerà fino a venerdi". E il sistema di difesa israeliano si prepara per una «possibile rivolta violenta», con la polizia, lo Shin Bet e il comando centrale dell'esercito in stato di massima allerta.

Dai Paesi arabi all'Europa intanto è un coro di no a Trump. Il re di Giordania Abdallah e il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi hanno espresso direttamente al presidente americano tutta la loro contrarietà mettendolo in guardia dalle conseguenze pericolose in tutta la regione. Anche per l'Arabia Saudita cambiare i diritti dei palestinesi sullo status di Gerusalemme porterà ad un'esasperazione dei sentimenti dei musulmani in tutto il mondo. Mentre il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha avvertito la Casa Bianca che l'eventuale riconoscimento di Gerusalemme capitale di Israele rappresenta «una linea rossa per i musulmani» e potrebbe portare alla rottura delle relazioni diplomatiche della Turchia con lo Stato ebraico.

Le stesse preoccupazioni arrivano in queste ore dalle cancellerie europee.
Da Parigi e Berlino si ribadisce in maniera compatta come l'unica strada da seguire per risolvere la questione mediorientale sia quella dei due Stati: «La questione dello status di Gerusalemme dovrà essere risolto nel quadro dei negoziati di pace fra israeliani e palestinesi», il monito del presidente francese Emmanuel Macron. Forti perplessità anche dalla Farnesina: «Non si può retrocedere dalla soluzione a due Stati. Guardiamo con grande preoccupazione tutti i fatti e tutte le decisioni che sembrano contraddire la strada che la comunità internazionale ha imboccato da tanto, troppo tempo senza vedere il traguardo», afferma il ministro degli Esteri Angelino Alfano.


Il segretario generale della Lega araba, Ahmed Aboul Gheit, ha invitato Donald Trump a «evitare qualsiasi iniziativa capace di mutare lo status giuridico e politico di Gerusalemme», sottolineando «la minaccia rappresentata da un tale passo per la stabilità della regione». «Siamo riuniti non per provocare sentimenti» ostili «ma per mettere in guardia sulle pericolose ricadute di questa fase», ha detto Aboul Gheit n un discorso alla riunione straordinaria dell'organizzazione dei paesi arabi al Cairo. «È dal 1980 che i presidenti americani succedutisi» alla Casa Bianca «conoscono la minaccia rappresentata da un tale passo per la stabilità della regione», ha aggiunto il Aboul Gheit esortando: «quindi evitate di compiere questo passo». 


 
Ultimo aggiornamento: Martedì 5 Dicembre 2017, 20:32
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