Tasche svuotate, stipendi più bassi oggi che 14 anni fa: e un bene su due costa il 10% in più

Tasche svuotate, stipendi più bassi oggi che 14 anni fa: e un bene su due costa il 10% in più

di Alessandra Severini

Super rincari per più della metà dei prodotti e retribuzioni al palo. Le difficoltà quotidiane delle famiglie italiane sono certificate ancora una volta dai numeri su inflazione e stipendi resi noti dall'Istat nel corso dell'audizione a Palazzo Madama sulla Nadef.

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L'inflazione rallenta ma il confronto con il 2019 è impietoso. Per moltissimi prodotti i prezzi si attestano oggi su livelli molto più elevati di quelli registrati nel periodo precedente alla fase di rapida ascesa dell'inflazione. Oltre il 58% dei beni monitorati evidenzia un incremento dei prezzi uguale o superiore al 10% rispetto alla media del 2019. Di questi, oltre metà è rappresentato da generi alimentari. Addirittura aumenti otre il 25% si registrano per il 17% dei prodotti (il 13% nel solo settore alimentare) e nel 5,2% dei casi gli aumenti di prezzi, nel periodo considerato, risultano superiori o pari al 40%. Per contro, solo il 6,7% dei prodotti evidenzia una flessione di prezzo rispetto alla media del 2019 e non si tratta di generi alimentari.

Di fronte alla crescita inarrestabile dei prezzi l'Istat certifica invece lo stallo degli stipendi. Le retribuzioni reali tenendo conto dell'inflazione sono tornate sotto i livelli del 2009. Per la straordinaria crescita dei prezzi nel 2022, la differenza tra l'aumento dell'inflazione e quello delle retribuzioni contrattuali sull'intero periodo (2009-2023) è stato pari a 12 punti percentuali.

La differenza di crescita tra salari e prezzi varia nei diversi settori: passa dai 4,1 punti per l'agricoltura e 4,7 punti per l'industria, dai 13,6 punti per i servizi privati ai 19,5 punti per la pubblica amministrazione. L'enorme forbice nasce anche dai mancati rinnovi contrattuali. Più della metà dei lavoratori (il 54%) ad agosto risulta avere un contratto scaduto.

Nei primi otto mesi del 2023 si sono registrati complessivamente solo 10 rinnovi contrattuali. Il mancato rinnovo dei Ccnl riguarda soprattutto il settore dei servizi privati (il 73,6% dei lavoratori è in attesa di rinnovo per un totale di circa 3,7 milioni di lavoratori) e la pubblica amministrazione dove la quota dei dipendenti in attesa è pari al 100%.

Nel prossimo futuro la situazione non sembra destinata a migliorare. «Gli indicatori congiunturali più recenti suggeriscono per i prossimi mesi il permanere della fase di debolezza dell'economia italiana» ha detto il presidente facente funzione dell'Istat Francesco Maria Chelli.

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Ultimo aggiornamento: Sabato 21 Ottobre 2023, 13:31
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