Giulia Lamarca, travel blogger in carrozzina: «Ma quanti ostacoli per prendere un aereo»

Giulia Lamarca, travel blogger in carrozzina: «Ma quanti ostacoli per prendere un aereo»

di Ilaria Del Prete
Giulia Lamarca ha camminato sulle sue gambe fino a vent'anni. «Non sono nata in carrozzina, e ricordo benissimo come mi guardavano le persone prima», dice. È per questo che attraverso Instagram ha cominciato a raccontare la sua storia e condividere i suoi viaggi: per provare a cambiare quegli sguardi che si posano non solo sulle sue gambe, ma su ogni persona con disabilità.



Come si è ritrovata in sedia a rotelle?
«Incidente in scooter da passeggera, otto anni fa. Siamo scivolati, sono finita per terra. Pensavo di essermi rotta un piede, poi dopo l'intervento me l'hanno detto. Non sentivo più niente dall'ombelico in giù».
Cosa ha pensato?
«Nulla sarà più come prima. Inizialmente sono andata nel panico. La vita che fino a poche ore prima conoscevo era finita. Poi è arrivata la consapevolezza: ero destinata a rinascere in altro modo».
Cioè?
«Ho guardato al lato positivo. Rimettere in discussione tutto e ricominciare. Sotto alcuni aspetti è stata una liberazione».
Quali?
«Prima dell'incidente facevo tanto sport. Il mio obiettivo era diventare insegnante di tennis. Ma sono molto competitiva, e lo vivevo con poca serenità. Rinunciavo a molte cose. Solo dopo ho scoperto di essere anche altro. Mi sono iscritta all'università e ho capito di essere brava. È emerso un talento che non conoscevo».
Parliamo delle difficoltà. Quali sono le prime che ha affrontato?
«È difficile vedersi in carrozzina. Ma Instagram mi ha aiutato tanto nel percorso di accettazione della mia nuova immagine».
In che modo?
«Le mie foto piacevano alla gente. Più ne pubblicavo, più capivo che piacevo di più anche a me stessa. E ho continuato, stufa di immagini di bellezze perfette in cui non mi identificavo».
Così ha cominciato anche a raccontarsi.
«Ho tanto da dire. Un anno fa sono stata a Machu Picchu, sono quasi sicura di essere stata la prima italiana in carrozzina a farlo».



La passione per i viaggi c'è sempre stata?
«No. È nata dopo i nove mesi chiusa in ospedale. Quando sono tornata a vivere fuori avevo sete di vedere il mondo. Mio marito (che ho conosciuto durante il ricovero, è un fisioterapista) mi ha proposto un viaggio in Australia. Mi ha detto: capirai che non hai niente di sbagliato ma è il mondo a non essere adatto alle tue necessità. Da allora vivo per assaporare quel senso di libertà».
Non senza ostacoli.
«Le difficoltà cominciano dalla prenotazione del biglietto aereo, passando per l'assistenza disabili che a volte non c'è. Spesso le carrozzine vengono rotte nel trasporto in stiva. Per questo ho lanciato un hashtag, #dirittoalvolo, che grazie a Instagram è diventato virale e mi ha consentito di lanciare una petizione sulla piattaforma Change.org per difendere i diritti di tutti i disabili che in tre mesi ha raccolto oltre 87mila firme».
Qual è il suo obiettivo?
«Cambiare le regole del marketing. Abbiamo degli idoli per tutto, ma la disabilità non è ancora paritaria. La mia sfida è far capire anche alle aziende che sono molto più di una ragazza in carrozzina. Vorrei venisse trasmesso il valore dell'inclusione».

ilaria.delprete@leggo.it
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Ultimo aggiornamento: Giovedì 13 Febbraio 2020, 11:22
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