Un mare di solitudine in cui cercare di non affondare per poter ritrovare la strada della gioia e della felicità. Ci sono videogiochi che diventano opere poetiche affrontando con poesia e coraggio i temi più scottanti dell’attualità. E spesso finiscono per essere profetici. Quello che potrebbe essere il caso più eclatante di questi mesi si chiama Sea of Solitude, è stato presentato al pubblico per la prima volta nel 2019, uscito nella versione Director’s Cut per la console Nintendo Switch, con l’obiettivo di raccontare, attraverso una fiaba contemporanea, l’incubo dell’isolamento di questi mesi di pandemia. Sea of Solitude (il cui acronimo SoS è decisamente eloquente) è un vero e proprio viaggio onirico e avventuroso che vede per protagonista una giovane donna, Kay, in lotta contro delle creature mostruose, che rappresentano in parte i traumi e le ferite di cui è punteggiata la sua vita. Kay si sveglia un mattino e si ritrova trasformata in un mostro.
Lo scenario in cui si muove, sembra quello di una città allagata ma soprattutto apparentemente deserta, che ricorda qualunque grande città europea o americana durante i mesi più duri del lockdown. Indossato il suo zaino, Kay si mette in viaggio, e a poco a poco veniamo a conoscenza del suo mondo. Procedendo nel gioco scopriamo che il viaggio, in realtà, avviene dentro la mente e l’anima della protagonista e attraverso di lei esploriamo tutta una serie di solitudini contemporanee: quella del suo fratellino, che a scuola è vittima di bullismo, oppure quella del suo ragazzo alle prese con problemi di depressione. Prodotto e distribuito dalla francese Quantic Dream e realizzato dallo studio tedesco Jo-Mei Games, sotto la direzione creativa di Cornelia Geppert, Sea of Solitude, ha raccolto l’attenzione di alcune delle principali testate americane e inglesi.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 18 Marzo 2021, 18:43
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