«La Roma stava attraversando un momento difficile e ha deciso di cambiare. Credo abbiano sbagliato, l'allenatore non si discute per qualche cattivo risultato, bisogna aspettare... - le parole del tecnico toscano -. È chiaro poi che un presidente deve proteggere la sua azienda, ma in Italia gli allenatori vengono cambiati troppo. A un tecnico deve essere data forza. Io dico sempre: preferisco usare il miglior undici anziché gli undici migliori». Ecco perché dal suo arrivo Totti è rimasto praticamente sempre a guardare. «Se è difficile tenerlo in panchina? Io alleno la Roma, non solo Totti. Il mio obiettivo primario sono i risultati, e scelgo in funzione di questi, non in funzione della storia di un giocatore. Come è la mia relazione col capitano? Dal mio punto di vista, perfetta».
«Francesco è un giocatore che illumina la fase offensiva, ma dipende anche dal rivale se puoi utilizzare le sue qualità, rinunciando a quelle che non può darti - spiega Spalletti -. Può metterti un pallone perfetto, ma se la squadra deve pressare per lui è più difficile. Dipende dalla forza dell'avversario: a volte la squadra può sopportare la mancanza di corsa di un elemento, ma in questo momento la Roma non può, non è capace. Ora dobbiamo raschiare il fondo del barile. Solo così potremo restituire alla Roma un livello in cui si può cominciare a fare altri ragionamenti. Fino ad allora, non c'è spazio per i sentimenti: solo lavoro, forza e corsa. Se Totti lo capisce? Non lo so, io faccio il mio lavoro. Rispetto moltissimo la sua storia e la sua qualità, ma io ho bisogno di risultati».
La cosa fondamentale, aggiunge Spalletti, è essere chiari dentro lo spogliatoio: «È importante non mentire ai giocatori.
Se ne accorgono subito. Per guadagnare il loro rispetto bisogna essere leali e mostrare loro la via. »The Roma way«...la nostra strada, la nostra idea - aggiunge -. Non accetto che si dica che qui non si lavora bene. Questa cosa veniva detta nella mia prima esperienza e si dice ancora oggi. È una bugia, sono stronzate! In quanto al convincere, ho un altro detto: il rispetto si guadagna, la paura si impone». Paura che non c'è nell'affrontare domani sera all'Olimpico il Real Madrid: «Se possiamo batterlo? Sicuramente quello che non faremo è chiedere un certificato medico per non giocare - scherza Spalletti -. Conosco bene le merengue, le ho viste giocare più volte quando ad allenarle c'era il mio grande amico Ancelotti. Carlo è il mio grande maestro, il migliore che abbiamo in Italia. Cosa ho imparato da lui? Tutto».
Ultimo aggiornamento: Martedì 16 Febbraio 2016, 11:16
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