Lucio e le storie tese: diluvio di fischi e successi, l'Olimpico Story di Spalletti

Lucio e le storie tese: diluvio di fischi e successi, l'Olimpico Story di Spalletti

di Francesco Balzani

Amato, idolatrato, discusso, fischiato e detestato. Ci sono decine di sfumature di sentimenti a contrasto nella storia di certo non banale tra Luciano Spalletti e la Roma. Il tecnico che ha portato i giallorossi a vincere al Bernabeu giocando un calcio fantastico, a battere 6-2 l’Inter in finale di coppa Italia e a sfiorare più volte lo scudetto nonostante gli errori arbitrali. Ma pure quello che ha messo fuori rosa Totti, che ha perso 7-1 a Manchester e che incontrò il Chelsea di nascosto in un momento topico della stagione.

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Stasera Spalletti (o Spallettone come lo chiama Mourinho) torna all’Olimpico. E non ci saranno applausi. Lo scorso anno fu subissato di insulti e fischi alternati ai cori per lo stesso Totti. Luciano alzò la mano in segno di protesta prima di scuotere la testa. I fischi aumentarono. Ma nella capitale c’è pure qualche rimpianto.

La sua prima Roma era una meraviglia per gli occhi e senza gli errori arbitrali si sarebbe portata a casa almeno uno scudetto. Una macchina perfetta che realizzò record e imprese storiche.

I successi in Champions con Lione, Chelsea e Real, le vittoria in coppa Italia e Supercoppa e il derby delle 11 vittorie di fila. Tutte con il marchio di De Rossi e Totti. I due capitani che secondo Spalletti portarono poi la Sensi a esonerare il tecnico di Certaldo nell’anno in cui arrivò Ranieri. Una convinzione non suffragata dai fatti ma che Luciano si è portato dietro in Russia e poi nel suo ritorno nella capitale. Un viaggio di ritorno tormentato che spaccò in due la città.

La seconda Roma (quella di Salah, Dzeko e Nainggolan) realizzò il record di punti della sua storia, senza vincere nulla. Ma a far rumore fu soprattutto il modo in cui Spalletti trattò il ritrovato Totti, l’artefice dei suoi successi. L’emblema della sua storia da allenatore. Prima i silenzi, poi le esclusioni, infine il boato quando lo mise fuori rosa prima di un Roma-Palermo. Francesco in quei mesi reagì da campione risultando decisivo nella corsa Champions (vedi doppietta al Torino). Ma per Spalletti (e la società precedente) bisognava darci un taglio. Il rinnovo per un anno arrivò a furor di popolo, ma la stagione successiva le cose precipitarono fino alla festa d’addio del numero 10. Spalletti diventò un nemico al pari di Pallotta, ed andò via. Con rimorsi e rimpianti. Ora fa sognare il Napoli proprio come in quegli anni faceva sognare la Roma. Un ex come Panucci ha avvisato: “Lui parte bene, poi a fine stagione non vince”. L’Olimpico spera che questa parabola inizi già stasera.


Ultimo aggiornamento: Domenica 23 Ottobre 2022, 13:30

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