Vincenzo Mollica: «Il mio amarcord lo scrivo sui social»

Vincenzo Mollica: «Il mio amarcord lo scrivo sui social»

di Marco Castoro
Vincenzo Mollica, quarant’anni di interviste. Un’amicizia particolare con Federico Fellini e Alberto Sordi. Quattro passioni: il cinema, la musica, il fumetto e la letteratura («su cui ho avuto la fortuna di lavorare»). Una raccolta fresca di stampa, edita da RaiLibri, che raccoglie i suoi aforismi, rime e disegni, dal titolo “Scritto a mano, pensato a piedi”.
Perché questo titolo?
«Sono quei pensieri che ti vengono mentre cammini. Che passano nella testa all’improvviso. Li ho sempre scritti di getto. Ora li metto su Instagram».
Quindi Mollica è social?
«La comunicazione sta cambiando. Ognuno può esprimere le sue idee e farsi conoscere. Gli artisti li usano per veicolare le loro opere. Jovanotti e Fiorello li utilizzano anche per dialogare e raggiungere più persone».
Amarcord di 40 anni di interviste. Se dico Fellini…
«Rispondo con un aforisma: “Quando ripenso al genio di Fellini tutti gli altri mi sembrano pulcini”».
I ricordi più belli?
«A lui piacevano i miei disegni. Quando ha compiuto 70 anni gli ho regalato degli schizzi con tutti i personaggi del Corriere dei Piccoli, dal signor Bonaventura a Genoveffa la racchia, che gli facevano gli auguri. Lui li amava. Una volta mi ha regalato tre raccolte della rivista dicendomi: “Se vuoi cercare i segreti del mio cinema li trovi lì dentro”».
E Sordi?
«Albertone mi ha regalato la sua amicizia. Ho raccolto tutte le sue canzoni perché Sordi è stato il primo vero cantante surrealista della canzone italiana. Jannacci lo considerava il suo padre putativo. Insieme loro due fecero una versione di Nonnetta strepitosa».
Un aneddoto a cui è legato?
«Una serata con Sordi e Little Tony. Due americani a Roma. Si finì cantando insieme. E Albertone mi disse: Little Tony è meglio di Elvis».
Marcello Mastroianni?
«Ironico ed elegante. Negli ultimi anni di vita Fellini fece un fumetto con Nino Manara. Io feci da tramite. Era il film che aveva nel cassetto e che non ha potuto mai girare, Viaggi a Tulum e quando lo vide Mastroianni disse: pensa che bello se tutti i film si facessero così».
Passiamo a Sofia Loren.
«Se la Gioconda avesse avuto il volto di Sofia ne avrebbe guadagnato la storia e la fantasia. La più grande di tutte, assieme ad Anna Magnani. Pensate al volto solare della Gioconda Loren. Perfino Leonardo avrebbe cambiato vita se avesse incontrato Sofia».
Le interviste più divertenti?
«Con Benigni e Fiorello, anche se l’unico che mi ha sempre regalato un pensiero originale è stato Celentano. Le interviste più belle e sentite invece sono quelle con Fellini e Camilleri».
Quella che non ha mai fatto?
«Bob Dylan. Non le ha volute più fare».
Che ricordo ha di Nino Manfredi?
«Voce bellissima. Persona simpatica, grande artista e un cantante nato. Il mio sogno mancato è vedere cantare assieme Nino e Albertone».
E di Totò che diciamo?
«Non l’ho mai incontrato. Ho lavorato 8 anni per ricercare le sue canzoni e le poesie raccolte in tre cofanetti. È morto nel ’67, troppo presto. Sono cresciuto con i suoi film che erano ipnotici. Sono pagine di letteratura cinematografica che non ti saziano perché ogni volta rileggi nuove sfumature. Totò poeta, filosofo, osservatore curioso: il Benedetto Croce del cinema italiano».
 
Ultimo aggiornamento: Lunedì 22 Ottobre 2018, 07:50
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