Il magistrato Maresca: «Vi mostro come lo Stato ha battuto i clan Casalesi»

Il magistrato Maresca: «Vi mostro come lo Stato ha battuto i clan Casalesi»

di Donatella Aragozzini
ROMA - Lo scorso anno, nello speciale Il giorno del giudizio, ha raccontato la cattura del superlatitante Michele Zagaria. Ora il magistrato Catello Maresca, fresco di nomina a Sostituto Procuratore Generale di Napoli, racconta altre operazioni che ha diretto, e che hanno portato all'incarcerazione di un gran numero di camorristi, nel documentario in due parti Attacco al clan Caccia ai Casalesi, una produzione NonPanic Banijay per Discovery Italia in onda in prima tv assoluta domani e il 27 febbraio alle 21.25 sul Nove.
Come saranno articolate le due puntate?
«Completiamo un po' il racconto sulla lotta al clan, iniziando dove ci eravamo lasciati, per andare a ritroso ripercorrendo altri due episodi importanti di questa battaglia, sempre dalla prospettiva di chi li ha vissuti e coordinati. Sarà un racconto in prima persona, ma dando voce anche ad altri che hanno partecipato a queste operazioni, magistrati, testimoni di giustizia, giornalisti che le hanno raccontate sul campo, mostrando anche documenti originali, pedinamenti, intercettazioni».
Entriamo nel dettaglio.
«La prima puntata racconterà l'operazione che portò alla cattura di Giuseppe Setola, nel 2009. Setola si rese protagonista della strategia stragistica, che culminò nella strage di immigrati a Castel Volturno nel settembre 2008. Mostreremo anche le immagini del processo».
La seconda, invece?
«La seconda sarà invece una panoramica più lunga e articolata dedicata al clan di Francesco Schiavone, detto Sandokan. Inizia dal processo Spartacus 3, dove è stato condannato, con flashback per raccontare chi era e quando lo Stato ha inferto colpi al suo gruppo. L'arco temporale è lungo, il processo penale è durato dalla fine degli anni Novanta al 2010, con condanne importanti e il sequestro dei beni della criminalità, restituiti alla collettività».
Quanto è importante parlare di queste operazioni?
«È importante dare voce alla parte sana dello Stato, agli uomini e alle donne che hanno combattuto il crimine organizzato. Noi non raccontiamo la criminalità, infatti i protagonisti negativi non parlano mai: noi raccontiamo lo Stato che ha vinto, è un messaggio inequivocabilmente positivo».

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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 19 Febbraio 2020, 09:18
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