Guido Caprino protagonista in That dirty black bag: «Il western è il lato oscuro del mondo»

Guido Caprino protagonista in That dirty black bag: «Il western è il lato oscuro del mondo»

di Alessandra De Tommasi

È Guido Caprino il personaggio più ambiguo di That dirty black bag, dal 25 gennaio su Paramount+. La serie western vanta un cast internazionale capitanato da Douglas Booth (nei panni di Red Bill, un cacciatore di taglie) e Dominic Cooper in quelli dello sceriffo McCoy. Il 50enne attore siciliano invece interpreta Bronson, uomo d’affari misterioso e sadico in preda a deliri di onnipotenza e vendetta.

Bronson è un tipo difficile da decifrare. Come lo descriverebbe lei?

«Parte dalla povertà e dalla fame e vive in cerca di un riscatto che sembra non gli basti mai, neppure quando effettivamente ottiene potere e denaro. Per raggiungere il suo status di leader, però, scende a compromessi.


Niente redenzione, quindi?

«La sua non è una risalita dagli Inferi perché in effetti è lì che rimane, anche se cambiando faccia. Quelle origini, insomma, non le scrolla di dosso e, come tutti in questa storia, cerca di salvarsi e sopravvivere. A lui non basta un terapista solo: gliene consiglierei almeno 3 o 4».

Le scene sono state girate ovunque, dalla Puglia al Texas e dalla Spagna al Marocco. Come si è trovato sul set?

«I ciak sono iniziati subito dopo il lockdown quindi hanno davvero rappresentato una boccata d’aria fresca e di libertà, con chiacchierate infinite a cena in spiaggia».

Perché questo genere è tornato in auge?

«Perché parte da immagini e frasi iconiche come gli spaghetti western di Sergio Leone per raccontare il lato oscuro del mondo attraverso una violenza esplosa – e quindi poco realistica – con tanto humor nero».

Come fa a parlare ad un pubblico contemporaneo?

«Prendi 1883, ad esempio: il prequel di Yellowstone racconta molto altro oltre agli scontri armati del Far West perché è un coming of age.

La storia è quella di una ragazza moderna ma in una cornice d’epoca».

Dopo I Medici, questo progetto la conferma al centro di produzioni internazionali. Che sfida rappresentano?

«Un contesto del genere, di ampio respiro, permette di confrontarsi con altre realtà e crescere. Mi piacciono esperienze capaci di sfidarmi anche su terreni che non conosco».

E che possano fare la differenza?

«Assolutamente. Douglas faceva notare proprio come alcuni temi trattati, come i cambiamenti climatici, siano rilevanti anche nell’attualità. L’arte e la vita, insomma, si fondono».


Ultimo aggiornamento: Sabato 21 Gennaio 2023, 20:47
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