Il caso Schwazer approda in tv: «Facciamo emergere il marcio dell'antidoping»

Su Netflix il racconto del dramma del campione della maratona

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di Paolo Travisi

Dall’Olimpo dei migliori al mondo, alla depressione del doping, dal desiderio di rialzare la testa, all’incubo del complotto internazionale. La storia di Alex Schwazer, campione olimpico nella maratona alle Olimpiadi di Pechino del 2008, viene raccontata nei dettagli tramite interviste, ricostruzioni e materiale inedito, in una serie in 4 puntate su Netflix, “Il caso Alex Schwazer”. La vicenda del maratoneta italiano, molto complessa sia sul piano sportivo che giudiziario, affronta il lato oscuro e sporco dello sport, che ha portato l’atleta e il suo allenatore Sandro Donati al centro di un intrigo internazionale, degno di una spy story.
Schwazer, squalificato per 8 anni dal tribunale sportivo per uso di doping, in realtà dal tribunale di Bolzano fu giudicato innocente e ora la Corte Europea dei diritti dell’Uomo ha accettato di valutare il suo caso, ma comunque la sua carriera è finita e dopo l’esclusione dalle Olimpiadi di Rio e Tokyo, anche nel 2024 a Parigi, non potrà partecipare. «Non ho aspettative dalla serie, non ho accettato la partecipazione per un motivo particolare, ma perché il tempo del racconto è molto ampio e il pubblico potrà capire cosa è accaduto veramente», spiega l’atleta alla presentazione della serie.

Nessun rimpianto, dunque: «Oggi faccio l’allenatore di podisti amatori, perché volevo restare nel mondo dello sport e con la squalifica questa era l’unica opportunità che avevo per rimanere nel mondo che amo di più. Chiaramente gli obiettivi sono diversi da un tempo, ma sono contento».
Nella serie, Donati, integerrimo allenatore, all’epoca consulente della Wada, l’Agenzia mondiale antidoping, accusa la stessa agenzia di aver ordito un complotto nei loro confronti, perché avevano scoperto un database con la lista di atleti dopati, su cui non c’erano state verifiche.

Insomma un sistema marcio. «Fecero l’errore di mettermi nelle commissioni pensando che mi sarei adeguato. Ma non lo feci. L’agenzia antidoping non funziona è un sistema studiato ad arte per non colpire e spero che questa serie porti questa storia fuori dal mondo dello sport». Nel 2028 Schwazer avrà 44 anni e sarà libero dalla squalifica. Voglia di tornare? «Non scherziamo, le Olimpiadi sono una cosa seria, ma io resto un atleta e se volessi fare un garetta, la farei senza pensare al giudizio degli altri».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 13 Aprile 2023, 07:33
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