Sanremo, Mahmood e Blanco: «Al festival cantiamo quei “Brividi” che ci fanno sentire inadeguati in amore»

Mahmood e Blanco: «Al festival cantiamo quei “Brividi” che ci fanno sentire inadeguati in amore»

di Totò Rizzo

Hai un bel dire «vengo qui per divertirmi» perché sai benissimo che non è così, specie se a Sanremo ci arrivi da favorito. Ed è da dicembre, da quando cioè Amadeus ha annunciato la coppia Mahmood-Blanco, due che sulla scena musicale quel che toccano diventa oro, che viene recitata quotidianamente la filastrocca della vittoria quasi annunciata. Nonostante parlino comunque di «adrenalina» e di «pepe al culo», i due si tirano da parte (scaramanticamente?), l’uno con il pelo in più sullo stomaco che si ritrova, l’altro con la bellezza dei suoi 18 anni.

 

Ecco, gli anni per l’appunto: uno 29, l’altro 18 e tutti gli mettono davanti la differenza come se 11 fosse chissà quale voragine generazionale, quasi un’era geologica. «Certo, qualche diversità c’è ma alla fine ci si allinea, per tante cose siamo uguali, la pensiamo alla stessa maniera e anche musicalmente andiamo d’accordo su molte scelte». Forse la differenza si coglie perché nella canzone in gara, “Brividi”, firmata da entrambi con Michelangelo Zocca, il produttore di Blanco, si parla di un disagio nell’amare, di un sentirsi inadeguati di fronte al più semplice e complicato dei sentimenti ma in maniera diversa, per l’appunto, ognuno con il proprio bagaglio di esperienza.

“Brividi” nasce così: «A casa di Michelangelo, con il quale stavo lavorando – racconta Mahmood - ero andato perché mi incuriosiva conoscere Blanco. Son venute fuori delle strofe, poi ne sono venute altre, c'era anche una nota sbagliata...». Blanco ha chiuso il cerchio dell’estro creativo. «Avevamo in mente una canzone che invitasse a non ghettizzare alcuna emozione, alcun sentimento, che spronasse a superare i limiti che noi stessi, ad ogni età e in ogni condizione, ci poniamo nel confrontarci con l’altro proprio perché ci sentiamo inadeguati, sbagliati addirittura.

Il focus del brano è questo». Scrivere ha pure un effetto terapeutico: «Ogni volta raccontare in musica una storia diversa svela anche a me stesso parti inedite di me», dice Mahmood.

Per la serata delle cover hanno scelto “Il cielo in una stanza” di Gino Paoli, senza alcun partner, sempre a due voci. «È perfettamente in linea con “Brividi” a livello emozionale, ci trasmette, proprio come la nostra canzone, un senso di libertà assoluta, senza condizioni, senza limiti. E il cielo, il volo, sono due concetti espressi anche nel nostro brano. Insomma, un filo rosso che le lega ben strette».

“Brividi” invita pure a superare l’idea del sesso come «via di fuga dal mondo». Mahmood: «Il sesso a volte può essere una scappatoia ma alla fine il consumo fine a se stesso è triste, è come se nella vita si buttasse sempre tutto in caciara».

Scherzano su un eventuale futuro artistico del duo (sì, no, forse, chissà) ma si stimano a vicenda, questo è certo. Fuori i titoli che dell’uno piacciono di più all’altro. Mahmood: «“Notti in bianco” e “Mezz’ora di sole”». Blanco: «”Soldi” e “Rapide”». E riguardo ai “senatori” della musica leggera a Sanremo, su chi scommetterebbero? Mahmood: «A me piacerebbe vincesse Massimo Ranieri». Blanco: «A me Gianni Morandi, un mito. Anche se il mio mito assoluto è Celentano, artista a 360 gradi, ascoltare un suo album per intero è emozione pura». Adriano (84 anni, ndr.) qualche mese fa gli aveva dedicato un post su Instagram: «Ho letto che mi ascolti. Sappi che anch’io ti tengo d’occhio». E poi stiamo ancora a parlare di differenze d’età.


Ultimo aggiornamento: Domenica 30 Gennaio 2022, 12:22
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