Quarant’anni fa Vasco si vestì di rock. E fu un abito integrale, senza compromessi. Fu quello di “Siamo solo noi”: chitarre ruvide, basso corposo, batteria che sa di palco. E testi (e titoli) che arrivavano dritti come un pugno, e che rischiarono la censura. L’ex cantautore appassionato di Fabrizio De André, l’irriverente provinciale di Zocca che qualche volta si lasciava andare a tic punk come in “Asilo Republic” (in “Colpa d’Alfredo”) si disse e ci disse che la lingua italiana e il rock potevano dire di tutto e di più. Oggi, Sony festeggia – con Siamo solo noi R>PLAY Edition 40th, cofanetto da collezione in edizione limitata, cd con copertina rigida e vinile - il 40esimo di un disco “nato di notte”, come spiega lo storico ingegnere del suono Maurizio Bianconi: “Alla Fonoprint di Bologna si lavorava tutti insieme e in piena notte: la band, il produttore Guido Elmi, io e Vasco naturalmente, che era il responsabile di quegli orari strambi: perché arrivava verso le due, coi suoi fogli di parole e accordi, pronto a trasformare tutto sul momento”.
Caos organizzato dal quale, per dire, poteva saltar fuori la perfetta linea introduttiva di basso di “Siamo Solo Noi”, oggi un inno intergenerazionale: “Vasco era andato a scippare il bassista Claudio Golinelli, il Gallo, a Gianna Nannini – spiega ancora Bianconi - Era il bassista più rock d’Italia.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 17 Giugno 2021, 17:53
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