Remo Anzovino: «La mia musica per film nasce dalle sensazioni»

Remo Anzovino: «La mia musica per film nasce dalle sensazioni»

di Rita Vecchio
Ritmo accelerato per il compositore e pianista (e avvocato penalista), Remo Anzovino. Reduce della tournée chiusa al The Cutting Room di New York, uscirà domani in tutto il mondo con Art Film Music (Sony Masterworks), cofanetto di 5 dischi - Hitler contro Picasso e gli altri, Van Gogh tra il grano e il cielo, Le Ninfee di Monet, Gauguin a Tahiti - Il Paradiso Perduto e Frida Viva la Vida - con musiche scritte, dirette, orchestrate da Anzovino per i film di “La Grande Arte al Cinema”, con la collaborazione di Nexo Digital e distribuite in 50 paesi. E anticipato da “Yo te cielo (Cancion para Frida)”, il singolo tratto dal film dedicato a Frida Kahlo.
 
 


Art Film Music: un tris inedito. Come nasce la musica?
«Sono per prima cosa spettatore del film stesso. Nel mio studio a Pordenone, ho un piccolo cinema: vedo la proiezione per interi giorni, non pensando alle note, ma facendomi catturare dalle immagini. Non sono uno che compone in modo didascalico, con il monitor sul pianoforte seguendo le scene del film. Art Film Music nasce infatti dalle sensazioni».
Dove ha osato?
«Un po’ ovunque. In Hitler contro Picasso, il trapano sotto le linee delle viole. In Van Gogh la fisarmonica come voce, in Gauguin gli strumenti più assurdi tra flauti e percussioni. In Frida, ho mescolato i suoni elettronici, sinfonici e cameristici».
E sempre in Frida, il testo.
«Sulla scena del funerale. L’idea è nata per caso, immaginandomi la sua voce. La strofa della lettera che scrisse al poeta Pellicier, “Yo te cielo, asi mis alas…”, era perfetta. E per completare il brano, mi ricordai della foto in cui Frida dipinge l’ultimo quadro. Il canto magistrale è di Yasemin Sannino con la tromba di Flavio Boltro».
Ma comporre per film non limita la libertà?
«Al contrario. Le colonne sonore danno spazio di sperimentazione notevole, come hanno dimostrato grandi autori, in primis Morricone e Hermann. Sono molto attratto dal modello di produzione americano di una colonna sonora e cerco così di produrre le mie».
Lo Stato italiano fa poco?
«Dovrebbe dare di più in generale alla cultura e in particolare alla musica. Il successo di Tosca alla Scala? Ha dimostrato che Puccini, snobbato dai cosiddetti puristi, si è preso la rivincita. Oggi bisognerebbe programmare molta più musica di contemporanei. È come se le radio passassero solo pezzi di Elvis Presley. Sarebbe un paradosso. C’è tantissima musica che la gente capisce molto più rapidamente grazie alla rete rispetto a chi gestisce le programmazioni dei teatri».
Un progetto?
«Mi intriga produrre in America. Loro nella musica sono avanti».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 12 Dicembre 2019, 23:41
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