Pino Daniele, il documentario-evento 'Il tempo resterà' a due anni dalla morte
di Michela Greco
Una carrellata lunga quasi due ore di grandi momenti artistici del bluesman napoletano - con le immagini di repertorio degli importanti concerti a Caracalla, Pescara e piazza del Plebiscito a Napoli - intervallata dalle testimonianze di chi ci ha lavorato e chi l’ha vissuto come fonte di ispirazione. Una lista corposa che include i nomi di Jovanotti, Stefano Bollani, Ezio Bosso, Renzo Arbore, Enzo Gragnaniello, Massimo Ranieri e Vasco Rossi. «Pino Daniele è stato uno spartiacque, c’è stato un A.P. e un D.P. – dice nel film Enzo Decaro, che condivise col cantante l’amicizia con Massimo Troisi – Ha interpretato il suono di Napoli».
Nato nel 1955, Pino Daniele ci ha lasciato improvvisamente all’inizio del 2015 dopo «aver fatto una rivoluzione che ha unito il Vomero e Scampia» e dopo aver «portato il dialetto partenopeo in classifica», come si dice ne Il tempo resterà. O, come sottolinea ancora Amendola, dopo aver «creato un ponte tra Napoli e il resto del mondo, raccontandoci tutti i colori di una città di cui prima conoscevamo solo la camorra e il colera». Le emozioni di Napul’è e Je so’ pazzo, ma anche di Maggio se ne va e Schizzechea vengono raccontate nel film attraverso molte immagini inedite: «Mi sono lasciato guidare dalle emozioni – ha spiegato il regista – e ho cercato di evitare gli elementi troppo noti».
E grazie agli storici componenti della band, nell’incontro con i giornalisti fioccano gli aneddoti: «Conobbi Pino quando suonavo nei Napoli Centrale – ha detto il sassofonista James Senese – Mi cercò e disse che voleva suonare con noi. Vidi questo omaccione, lo trovai subito simpatico e gli proposi di suonare il basso nella band. Gli chiesi se possedeva lo strumento, ma non lo aveva e non aveva nemmeno i soldi per comprarlo. Glielo comprai io».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 15 Marzo 2017, 08:42
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