Nesli: «Sono un pesce fuor d'acqua e lo racconto in un disco. Poi scriverò canzoni solo per altri»

Nesli: «Sono un pesce fuor d'acqua e lo racconto in un disco. Poi scriverò canzoni solo per altri»

di Rita Vecchio

Nesli, il 10 marzo uscirà Nesliving Vol. 4 -  Il seme cattivo. Perché un titolo così forte?

«Perché è un bel riassunto di come mi sono sentito inadeguato, estraneo, un pesce fuor d’acqua. Mi faccio osservatore della mia storia che racconto non guidando una Ferrari o mentre sono in vacanza, ma attraverso un disco libero, profondo e autentico». 

Il seme riporta alle origini. Con “cattivo” però pare che non abbia fatto pace con sé stesso. 

«E invece, no. La metafora rappresenta me, pianta storta di quel seme cattivo. Una parola forte e totalitaria, è vero. Ma non necessariamente negativa. Perché la vera figata, nella vita, è reagire, anche alla depressione. Non sono fan di chi sbandiera la cura mentale». 

Perché?

«Perché mente. Non è da tutti potersi curare, sia da un punto di vista economico che assistenziale. Io ho sofferto di depressione, ma forse non in modo così grave e ne sono uscito da solo. Dovrebbe essere la politica a farsene carico e non lo spettacolo». 

Ma a chi si riferisce? L’ultimo a parlarne è stato Fedez, e a Sanremo c’erano le canzoni di Mr. Rain, dei Modà… 

«Non mi riferisco a Fedez, lui si espone su tutto. E nemmeno alle canzoni. Mi riferisco a chi spettacolarizza con le parole, quando a doverne davvero parlare dovrebbe essere la classe politica».

 

Ma lei che in “Solo” feat. Maruego canta di un “popolo sconfitto”, crede nella politica?

«Dal re del “vorrei che fosse oggi, in un attimo già domani” (da "La fine", ndr), non crederci sarebbe una sconfitta anche ideologica. Penso, però, fermamente che non sia accettabile che la politica diventi intrattenimento. Troppe parole e pochi fatti. Si vedano le elezioni o il modo in cui si condivide la guerra in Ucraina usando TikTok. La politica è una cosa seria, usarla così porta a sminuire grandi temi. Noi della nostra generazione (classe 1980, ndr) siamo i primi perdenti». 

Sempre in "Solo", si citano i demoni. Chi sono i suoi?

«Tutto e tutti, alla depressione alla noia. E' un album pieno di vita, dolore, sangue e sudore».

Che momento sta vivendo? 

«Diverso rispetto a quello di due mesi fa. Sono nel momento della consapevolezza che "Il seme cattivo" sarà l’ultimo disco. Con 22 canzoni e tanti feat. (Davide Shorty, Zoelle, Maruego, Jack The Smoker, Hanami, Raige), ho detto forse tutto quello che volevo dire. La decisione definitiva l'ho presa dopo l’esibizione di Lazza a Sanremo quando, nella serata cover, ha interpretato la mia canzone con Emma e la violinista della Scala, Laura Marzadori». 

E perché mai? 

«Perché ho scoperto che mi piace di più scrivere canzoni per gli altri (lo avevo già fatto per Emma con "Dimentico tutto"), perché “La fine" interpretata da Tiziano Ferro, da Lazza o da Fasma, viaggia di più che se la canto io. E perché fare dischi oggi è complesso, frustrante, è un atto rivoluzionario e anarchico. I vinili costano, il digitale la fa da padrone e, soprattutto dopo il Covid, è faticoso emergere. Per i giovani artisti c’è tanta attenzione, per i mega big pure. Per chi sta nella fascia di mezzo come me, invece, è complicato esistere.

Con questo non giudico il sistema discografico di oggi. Anzi, prima si stava anche peggio. E’ una figata fare musica, ma io mi sento goffo. Fare il cantante mi sta stretto, e dopo 11 album non mi appaga più». 

Sembra coerente, visto che ha cantato di sentirsi un "mutante" e di non "vivere negli schemi". 

«Esatto. Non vorrei sembrare retorico, come uno che si inventa che è l’ultimo disco, alla Rocco Hunt (sorride, ndr). Lo spirito estremo di rockstar ce l’ho sempre. Ho già scritto 15 canzoni». 

La prima per chi sarà? 

«Penso a Noemi, Michele Bravi, Emma, Marco Mengoni, Fedez. Per lui ho un pezzo che sarebbe perfetto». 

Si firmerà con il nome all'anagrafe di Francesco Tarducci?

«Userò sempre Nesli. Oramai mi appartiene».  

La decisione di smettere è stata soltanto sua? 

«Assolutamente mia. Questa volta ho deciso io!».  

E’ vero che ha sbagliato tante volte nella vita la via? 

«Sì. Sono recidivo, continuo a battere strade, prendendo schiaffi». 

Un esempio? 

«L'ultima trilogia che ho pubblicato. Mi sono fidato e affidato ciecamente. Pensavo fosse giusto crescere e provare con percorsi che non fossero nelle mie corde».

Si riferisce anche al suo Sanremo 2017, quando tornò in gara con "Do retta a te" insieme ad Alice Paba?

«Sì. Ne parlo in una canzone di questo disco, “Questa follia”. Mi sono fidato e affidato, senza essere io la guida di me stesso. Ho creduto meno nelle mie scelte e più in quelle di altre. Sanremo è stato lo schiaffone finale e l’arrabbiatura e lo sfogo che ho avuto durante quella settimana voleva colpire la mia ingenuità. Sono stato i tre mesi dopo in crisi». 

Ha mandato brani ad Amadeus? 

«Due anni fa, sì. Brani che sono rimasti fuori e non sono nell'album».

Le è dispiaciuto non essere tornato in gara?

«Non del tutto. Devo ringraziare Fabrizio Ferraguzzo (produttore Maneskin, ndr) che nel 2021 ha insistito affinché io fossi presente come ospite sul palco insieme a Fasma con "La fine". Lì è come se avessi fatto pace con l’Ariston e con tutti quelli, compresa la Rai, che mi avevano visto in una veste non mia. Mi piacerebbe che qualcun altro andasse con i miei pezzi. Il Festival oggi può svoltare le carriere». 

Demolizione e ricostruzione sono i due termini su cui fa ruotare il disco. Cosa ha dovuto demolire e cosa ha ricostruito?

«Non lo so ancora, sarà il tempo a rispondere. Sono affascinato da questo binomio e dal dark. Materialmente, ho davvero demolito e ricostruito la mia casa milanese (quartiere Bovisa, ndr) e ha coinciso con la distruzione anche della mia vita. Il seme cattivo lo racconta attraverso una scaletta appositamente cinematografica». 

Nel binomio demolizione e ricostruzione c’entra anche il rapporto con suo fratello, Fabri Fibra?

«No… E’ un rapporto interrotto e risolto da tanto tempo. Ed è risolto anche per i fan. Prima ricevevo domande scomode e punzecchiature varie. Ora siamo nella fase di accettazione temporale». 

Dal brano "Rivoluzione", pensa di essersela meritata la vita? 

«Ci sto provando. Sono un peccatore e mi piace osare. E mi chiedo sempre chi c’è di là».  


 
Ultimo aggiornamento: Venerdì 10 Marzo 2023, 08:32
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