Nek e il sequel: «È il mio elogio alla vita»
di Rita Vecchio
Racconta dall'altra parte del pc il cantautore emiliano (Filippo Neviani all'anagrafe). Una quarantena ad assemblare spartiti, a registrare nuovi brani, a vivere la famiglia, sua figlia Beatrice - che canta nelle versione casalinga di E da qui, a chiusura dell'album - e il suo orto («lavorare la terra è come ricordare mio padre»). E con il desiderio di tornare alla normalità. «Ho cercato di ritagliarmi momenti di serenità. Questo disco assume il senso di un elogio alla vita».
Dieci tracce, prodotte da Nek con Chiaravalli, Fazio, Float e Fantuzzi, «meno pompose della prima parte e con meno strumenti. Un disco più essenziale e più anni 80». A tratti cantastorie, a tratti comunicatore di sensazioni, Nek qui canta la vita. Da Perdonare a E sarà bellissimo (per i medici in prima linea contro il covid), a Ssshh!!!, la più arrabbiata: «È la fotografia di chi parla troppo. L'arrogante non mi è mai piaciuto, né prima né dopo il lockdown. I politici, i virologi, quelli che pensano di sapere tutto e non fanno quello che devono. Di errori? Ce ne sono stati. Ma lottiamo contro la bestia maledetta che non ha ancora una cura. Giudicare non serve. E neanche armarsi di forca. Urge il confronto». Anche per i live: «Libertà violata e assembramenti vietati: mai come oggi ci siamo resi conto di quanto sia complessa la macchina musica. I drive in? Non saprei dire se sono la soluzione. La situazione è irreale. E si deve reagire. Reinventandosi».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 29 Maggio 2020, 08:39
© RIPRODUZIONE RISERVATA