Mudimbi: «Grazie alla musica la mia vita non è più sgangherata»

Mudimbi: «Grazie alla musica la mia vita non è più sgangherata»

di Rita Vecchio
MILANO - Michael Mudimbi, un centrifugato di energia. Terzo posto a Sanremo Giovani con Il Mago, il singolo Amemì, il tour per la prima volta con la band con un concerto camaleontico come lui.
Si aspettava il successo?
«Tempo fa, no. Prima il rap era di nicchia e viverci un'utopia. Mi sento fortunato a cavalcare l'onda».
Grazie al coraggio di lasciare
«il posto fisso in officina. Anche se detto così, pare essere stato facile. Non so se sia stato per coraggio o per paura dei rimpianti. Non ero certo un Braveheart, ma avevo dentro un bambino che piangeva e se non lo avessi aiutato avrei fatto una grande cazzata. Volevo condurre la mia vita sgangherata verso la musica».
E sua madre?
«Mi disse: va bene, dimmi solo qual è il piano. E mi ha sostenuto. Sono cresciuto vedendo sacrifici e solo con lei: prima di lamentarmi e di alzare la cresta, ci penso tante volte.
Lei è un po' diverso dagli altri rapper.
«Sì, mi inorgoglisce e spaventa. A mio rischio e pericolo, meglio essere me stesso che una bella copia di qualcun altro».
La chiamano rapper italo congolese.
«Sì, mi sono sentito strumentalizzato anche se ormai ci ho fatto l'abitudine. Capisco che in questo momento fa gioco. Ma io a parte il colore della pelle, sono italiano».
Bisserà il Festival?
«No. Sanremo è stato l'imprevisto andato a finire bene. Non voglio entrare nel cliché dell'artista che si deve fare notare per forza. Voglio intraprendere un altro percorso. Il regalo più bello di Sanremo è stato arrivare a più fasce di età».
Il suo tour?
«Ho messo in piedi uno spettacolo, una matrioska di generi: cambi d'abito, scenette, teatro e discoteca. Vorrei vedere la gente soddisfatta. Rap è raccontare la storia. Quello che si fa a teatro. E in questo, sono sempre stato un po' paraculo».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 25 Giugno 2018, 09:37
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