Marco Mengoni: «Rigenerato dal viaggio, ora un Atlantico di suoni»
di Rita Vecchio
Il disco in due parole?
«Lentezza e condivisione. In questi anni mi sono sbloccato nella mia intimità artistica. Sono andato piano. Ho dato importanza a ciò che conta. Ho incontrato gente e condiviso culture. Ho tralasciato ciò che mi faceva male. Sono andato in contrasto con me e con la vita. E mi sono pure spinto nella solitudine più totale».
Voglia di evadere?
«Voglia di nuovi stimoli. Ero scarico. Ho cominciato a viaggiare alla ricerca di me. Cuba facendo autostop. New York per 4 mesi: qui sono arrivato con tante domande che volevano risposte. Mi sono sentito solo in una città piena di culture. Poi Portogallo, Tanzania».
Ecco perché il titolo.
«Ho sorvolato più volte questo Oceano. Esperienze che non avevo mai provato».
E il duetto?
«Mi fa strano. Sono sempre stato gelosissimo nel lavoro e nella vita. Con Tom Walker ho sentito il bisogno di condividere».
È riuscito a stanare pure Celentano.
«Un onore. Gli ho lasciato carta bianca. A lui dico grazie per come in “La casa azul” descrive Frida Kahlo. Rivoluzionari entrambi».
Ci sono delle dediche.
«Quella a Mohammed Alì per la forza di salire sul ring e combattere fino alla fine. Vorrei fosse un esempio per tutti. Fu tra i primi rapper: le sue interviste erano freestyle. C’è il pezzo Amalia, per Amalia Rodrigues, voce del fado portoghese, con i brasiliani Vanessa Da Mata e i Selton. E Luca Guadagnino tra i ringraziamenti: è un genio, nel suo ultimo film ci sono temi del disco».
Un disco pieno di sonorità. Un pregio?
«Non sono coerente. All’inizio mi sentivo stupido perché poteva sembrare di non avere carattere. Invece penso sia il contrario».
Il tour?
«Da aprile i palazzetti - ho detto no agli stadi perché voglio arrivarci piano piano - e 5 concerti all’estero anticipano il tour».
E Sanremo?
«E chi è? (ride, ndr). Sarebbe giusto andarci»
Ultimo aggiornamento: Venerdì 30 Novembre 2018, 13:35
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