La sua musica ha scavato a fondo nelle radici mediterranee della canzone italiana, sposandole, però, a una ricerca ad ampio raggio nel campo della world music, sulle orme del suo idolo Peter Gabriel (non casuale anche la collaborazione con il fido chitarrista dell'ex-leader dei Genesis, Dave Rhodes). Una carriera lunga ma precocemente stroncata, nata con la gavetta presso gli studi discografici, tra collaborazioni con autori del calibro di Mogol e Pasquale Panella, e produttori internazionali, e culminata anche in grandi omaggi, come quello a Carlos Gardel, leggenda del tango.
Aveva appena compiuto 60 anni, lo scorso 6 novembre (era nato a Lagonegro nel 1954). E per festeggiarli, in qualche modo, si era regalato a maggio il 23° album, “L'amore è invisibile”. Una raccolta di cover, con tre inediti, che ripercorreva, spogliandole e rivestendole, le sue canzoni del cuore da Sting a Don Backy, passando per gli U2, i Beatles, ma anche De André e Battisti.
Amatissimo dal nocciolo duro dei suoi fan, ma anche dalla critica meno snob, Mango ha collezionato hit dal (potenziale) respiro internazionale, come “Lei verrà”, “Bella d'estate”, scritta con Lucio Dalla, “Mediterraneo”, “La rondine”, oltre a quella “Oro” che lo ha accompagnato sul palco nel momento del tragico addio.
Se n'è andato dalla porta principale, il palcoscenico. Ma c'è da scommettere che la sua uscita di scena, stavolta, non sarà dimenticata.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 8 Dicembre 2014, 17:43
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