Giovanni Allevi tra paranoie, pandemia e artisti di strada: «Solo la musica mi fa respirare»

Giovanni Allevi tra paranoie, pandemia e artisti di strada: «Solo la musica mi fa respirare»

di Marco Castoro

«Allevi in The Jungle, in onda su RaiPlay, è una docuserie, un progetto sperimentale, quasi un esperimento di antropologia sociale dove il conduttore - io, persona estremamente timida e poco incline alle relazioni sociali - incontra e dialoga con degli artisti di molte discipline che hanno scelto la strada come palcoscenico e che rifiutano gli stereotipi della società contemporanea, con dei dialoghi emozionanti e a tratti sorprendenti».  

Giovanni Allevi, come sta vivendo la pandemia e questo periodo in cui siamo avvolti da un senso di sfiducia?

«A causa del mio carattere io vivo gli aspetti negativi della pandemia in maniera accentuata. Ho paura di qualunque cambiamento della mia esistenza. Per lo più il lockdown ha significato la fine della mia attività lavorativa. Il grande paradosso sta che proprio nel momento di blocco io sia uscito con questa avventura televisiva, ho girato le città, ho preso un sacco di freddo tra l’altro, ho dialogato, mi sono aperto al mondo».

È scattata la molla del cambiamento?

«È emersa una realtà molto più luminosa, filosofica, speranzosa nei confronti del futuro, addirittura in alcuni momenti dell’intervista sono stati gli artisti di strada a consolare me, ho tratto da loro una grande forza, un entusiasmo nell’inseguire i nostri sogni, nell’andare controcorrente, nel trasformare la nostra vita in un’opera d’arte».     

Quest’anno che Natale sarà senza la Messa di mezzanotte?

«Mi piange il cuore a dover rinunciare a dei momenti così intensi di calore umano legati anche alla tradizione, momenti che hanno un profondo significato teologico, però dobbiamo avere pazienza e pensare che presto torneremo alla nostra libertà con una maggiore consapevolezza del valore delle piccole cose».

Quando suona e si lascia andare in balia della musica a che cosa pensa? Si sente immortale, invincibile, si trova immerso nella gloria di Dio?

«Io sono una persona timidissima, ho mille paranoie, non esco mai di casa e mi faccio mille problemi.

Ho paura del cambiamento e devo continuamente tenere tutto sotto controllo, conto le piastrelle e qualsiasi cosa. La musica è il momento in cui io mi sbarazzo di tutto questo. Una meraviglia. Finalmente respiro e torno a essere me stesso. È una gioia indescrivibile essere sul palco davanti a un pianoforte o a un’orchestra. Ancora oggi inseguo con tutto il desiderio la musica perché mi fa respirare ed è la mia salvezza».

La docuserie su RaiPlay sta andando benissimo…

«Sta avendo un grande riscontro e sto ricevendo tanti apprezzamenti che vorrei girare alla squadra che mi ha seguito e ai protagonisti di questo progetto innovativo. Io ricevo gli applausi e loro tra mille difficoltà continuano a esibirsi per strada al freddo, davanti alle poche persone che possono uscire. Va a loro il mio abbraccio più affettuoso l’augurio di un buon Natale».


Ultimo aggiornamento: Venerdì 25 Dicembre 2020, 09:58
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