Fabrizio Moro in crisi di nervi: attacca il concerto di Salmo ma ha paura di fare il nome. E accusa i giornalisti che lo scrivono

Fabrizio Moro in crisi di nervi: attacca il concerto di Salmo ma ha paura di fare il nome. E accusa i giornalisti che lo scrivono

di Davide Desario

Fabrizio Moro lancia il sasso e nasconde la mano. Vuole fare il rivoluzionario alternativo ma non ne ha il coraggio. Spara a zero contro tutto e tutti ma non fa i nomi come il più classico dei qualunquisti. E se qualcuno, come i giornalisti di Leggo, fa due più due e fa il nome del rapper Salmo al posto suo lui si indigna, s'arrabbia "io non sto contro Salmo", scrive un lungo e facile post su Instagram (dove ha 545mila fan che possono solo applaudirlo) contro siti e giornalisti (senza fare i nomi ovviamente ma mettendo la foto di Leggo). Un post per prendere le distanze, di fatto, da se stesso e spiegare un'intervista rilasciata al Fatto Quotidiano: il che vuol dire che o lui non si è spiegato bene o l'intervista è stata scritta male, ma siccome non l'ha smentita vuol dire che il giornalista ha riportato fedelmente il suo pensiero. Che peccato, che delusione. Perché in fondo Fabrizio Moro è un bravo cantautore, con C maiuscola verrebbe da dire anche se lui denigra i media mettendo le virgolette alla parola "testate".


Ma andiamo con ordine.

E spieghiamolo bene questo delirio di fine agosto di Fabrizio Mobrici (questo il suo vero nome), 46 anni, famiglia calabrese originaria di Vibo Valentia come il grande fotografo Rino Barillari, adolescenza cresciuta nella periferia di Roma e anni difficili, tra pesante abuso di droga e alcol, come lui stesso ha dichiarato in un'intervista rilasciata al settimanale Di Più. Poi tanta musica, live, ben sei partecipazioni a Sanremo che però riesce a vincere nel 2018 solo con Ermal Meta. Ogni tanto anche qualche comparsata ai mega concerti di Ultimo, insomma il maestro superato dall'apprendista. E per non farsi mancare nulla, anche la regia di un film e uno show a sostegno della campagna elettorale del Movimento Cinque Stelle. 


Dunque, sabato 28 agosto Il Fatto Quotidiano pubblica un'intervista in cui Moro dice alcune cose condivisibili. Chiede chiarezza sulle norme anti Covid. Ma soprattutto se la prende con chi se ne approfitta e non rispetta le regole imposte per i concerti ed eventi per contrastare la diffusione del coronavirus. Peccato, però, che spari nel mucchio. Il giornalista lo incalza e gli chiede di fare i nomi e lui (cresciuto forse con l'equazione "fare i nomi uguale spia") risponde come il peggior politico della Prima Repubblica: "Servono? E' evidente che, se parliamo di live, alcuni performer profittino della mancanza di regole chiare da parte delle istituzioni". Sì, Fabrizio Mobrici, i nomi e i cognomi servono proprio per rafforzare quella chiarezza che pretendi dalle istituzioni. I nomi e cognomi distinguono chi fa bene da chi fa male. I nomi e cognomi, e il coraggio di un carabiniere che ha fatto quelli dei suoi colleghi, hanno permesso di individuare chi ha massacrato in carcere Stefano Cucchi a cui hai dedicato una canzone.


Il cantautore romano, comunque, si tradisce da solo. "Vorrei vedere cose succederebbe -  dice testuale nell'intervista - se io annunciassi un concerto a sorpresa con un pubblico non distanziato né contingentato". Bene, quest'estate in Italia ci sono stati problemi di assembramenti e controlli a diversi concerti. Il caso più eclatante è stato quello del live a sorpresa di Salmo a Olbia; ma poi il concerto di Gue Pequeno a Lamezia Terme; quello di Manu Chao a Cerveteri e Shiva a Riccione. E infine, il vergognoso rave nel viterbese. Ma solo quello di Salmo era un concerto "a sorpresa", come ha sottolineato Moro. Tutti gli altri erano in cartellone, ufficialmente pubblicizzati e quello di Viterbo, non era un concerto ma un rave. Quindi quando Fabrizio Moro parla di "concerto a sorpresa" si riferisce solo e soltanto a Salmo. Punto. E va detto. Va scritto. 


Così quando i giornalisti di Leggo, che non sono "giornalisti amici" anche se apprezzano la sua musica, lo scrivono nero su bianco il cantautore va su tutte le furie. Attacca i giornali. Attacca i giornalisti (senza fare nomi ovviamente). Dice, come il peggior dei politicanti di nuova generazione, che le sue parole sono state travisate ad arte. E lo fa allegando uno screenshot del sito di Leggo (con una X rossa che ricorda anni pericolosi) che quindi ci autorizza a replicare. 


Ma cosa sarà successo? Come mai Moro non ha il coraggio, a differenza di Fedez e di Alessandra Amoroso di criticare l'incoscienza di Salmo assumendosene le responsabilità? Forse i fan del rapper sardo lo hanno attaccato e teme di perdere notorietà e simpatia? O qualcuno gli ha fatto notare la ridicola figura di non fare i nomi in un'intervista e poi i nomi escono lo stesso? Oppure sta attraversando un brutto momento personale che gli toglie lucidità?  Poco importa.


Importa, invece, che Fabrizio Moro artista e padre di famiglia rifletta (e speriamo comprenda) che chi pretende giustamente chiarezza come prima cosa deve essere chiaro lui. Che se lanci accuse devi fare anche nomi e cognomi altrimenti colpisci tutti indistintamente e non è giusto. Che la stampa che lui denigra ("La verità viene sempre deviata per vendere solo carta stampata" canta nel suo brano La Partita, quello di "giornalisti-terroristi") è un presidio di democrazia: che tanti giornalisti, ogni giorno, tra difficoltà, paure e pressioni provano a raccontare quello che succede. E anche a fare i nomi. Su articoli importanti ma anche su quelli meno importanti come quello che lo riguardava. Che, invece di fare il gradasso sul proprio profilo per prendersi solo cuoricini e applausi dei suoi fan, avrebbe potuto confrontarsi con i giornalisti che attacca ed evitare di non rispondere al telefono e ai messaggi, negandosi anche a chi gli cura i rapporti con la stampa.


Fabrizio Moro dovrebbe riflettere sul fatto che ha avuto una reazione scomposta quanto infantile contro un giornale gratuito (sia su carta che su web, altro che vendite) che come ha scritto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella "ha saputo conquistare uno spazio peculiare nel panorama della free press, favorendo un'informazione veloce e sintetica con il merito di attrarre alla lettura quotidiana nuove fasce di pubblico, specialmente tra i giovani, anche attraverso una forte sinergia con il web. Un risultato importante in un momento di grande trasformazione del sistema dell'informazione editoriale, caratterizzato anche da un sensibile assottigliamento del numero complessivo dei lettori della carta stampata".

 


Ultimo aggiornamento: Martedì 30 Novembre 2021, 11:45
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