Edoardo Pesce: «Sono un saltimbanco travestito da gangster»

L'attore nel film “Martedì e venerdì” di Moro e De Leonardis

Edoardo Pesce: «Sono un saltimbanco travestito da gangster»

di Michela Greco

Un pesciolino rosso che indossa una pinna da squalo. È l’immagine che Edoardo Pesce ha scelto per il suo profilo Instagram, una sintesi efficace di tanti personaggi che ha portato sullo schermo, anche grazie a un fisico imponente: uomini minacciosi, spesso violenti, che però poi svelano la tenerezza sotto la corazza. Marino, il protagonista di "Martedì e venerdì", secondo film di Fabrizio Moro e Alessio De Leonardis, non fa eccezione. È il padre dolce e accudente di Claudia (Aurora Menenti) ed è fresco di separazione da Simona (Rosa Diletta Rossi), cui vuole ancora bene. Fa il meccanico, ma i debiti incombono e lui per tenersi a galla sceglie l’opzione criminale. Finisce per portare la figlia a nuoto - e farsi insegnare da lei come si sta a galla - tra una rapina e l’altra.

Cosa l’ha coinvolta di questa storia?

«Ho amato da subito la sceneggiatura per il rapporto tra padre e figlia, ma soprattutto mi ha emozionato sapere che Fabrizio Moro e Alessio De Leonardis mi stessero affidando una loro storia personale molto sentita. Entrambi, infatti, hanno vissuto una separazione e hanno una figlia di età simile alla Claudia di "Martedì e venerdì". Mi hanno dato la responsabilità di essere messaggero della loro storia, una storia popolare in cui lo spettatore può immedesimarsi. Pur finendo a fare il criminale, Marino non perde mai la tenerezza. È infantile, superficiale, bonaccione, pensa sempre di poterla sfangare. Ha una visione un po’ anni 80, quando ancora certe cose si potevano fare. Resta un buono, anche nella spirale in cui è finito. Ho cercato di restituire la sua particolare forma di innocenza».

Nel film si parla della differenza tra correre e scappare. Lei verso cosa corre? Da cosa scappa?

«Sicuramente dall’amore, dalle donne. Ho un’indole solitaria, magari corro verso l’amore e poi mi tiro indietro, vivo di alti e bassi».

Sul suo profilo Instagram si definisce “saltimbanco”…

«Intendo dire che sono scanzonato, come il titolo dello spettacolo che porterò in scena all’Auditorium Parco della Musica di Roma il 27 aprile. Ci vuole leggerezza, non bisogna prendersi troppo sul serio, soprattutto in quest’epoca in cui non si può dire niente, o in cui bisogna per forza avere un’opinione su tutto. I social sono il salotto dei poveri, possono diventare pericolosi, con questa tendenza a schierarsi l’uno contro l’altro. Io, oggi, non mi espongo più».

Il 10 marzo Matteo Garrone sarà a Los Angeles, in lizza per l’Oscar con "Io capitano". A lei ha dato un ruolo meraviglioso in "Dogman". Cosa vorrebbe dirgli?

«Grazie, perché mi ha insegnato a essere più vero e, a volte, a stare zitto. Matteo è il miglior pennello del cinema italiano».

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Ultimo aggiornamento: Martedì 20 Febbraio 2024, 08:01