Isabella Ragonese in Iraq per 'Una storia sbagliata':
"Il velo è come una prigione che ti annulla"

Isabella Ragonese in Iraq per 'Una storia sbagliata': ​"Il velo è come una prigione che ti annulla"
ROMA - «Sono partita convinta di avere meno pregiudizi rispetto al mio personaggio, ma poi la mia esperienza personale e quella di Stefania si sono sovrapposte».





Quello di Isabella Ragonese con Una storia sbagliata di Gianluca Maria Tavarelli (dal 4 giugno nelle sale, ma anche in programmazione online grazie a MyMovies.it) non è stato un viaggio solo cinematografico. L'attrice di Tutta la vita davanti, infatti, ha vissuto sulla sua pelle le sensazioni di una donna che parte da Gela - dove si batte per far avere giustizia ai ragazzi nati malformati per l'inquinamento ambientale - e arriva in Iraq, dove era di stanza il marito soldato (Francesco Scianna).

Assalita dal dolore, la sua Stefania va con una missione umanitaria alla ricerca della verità in un mondo che risponde a regole diverse, aiutata dall'interprete Khaleed (Mehdi Dehbi) e "nascosta" dal velo islamico.



Isabella, come è stato vedere il mondo da un'altra prospettiva, attraverso la fessura del velo?

«Quando ho fatto la prova costume e l'ho indossato la prima volta ho avuto la sensazione di trovare l'essenza di me stessa. Quella costrizione mi sembrava quasi un primo piano sugli occhi, e mi sono trovata molto bella. Poi, però, sul set, ho vissuto il velo come una prigione. Ho capito cosa significa stare a 40 gradi sotto un telo nero che annulla la tua fisicità: mi ha fatto riflettere sull'annullamento dell'essere donna nella propria singolarità. È stata una esperienza molto forte, non solo un costume indossato, come tanti, nei film».



Come vi siete avvicinati a quella realtà così delicata?

«Gli operatori umanitari erano lì con noi, ci raccontavano le loro esperienze. Abbiamo girato in Tunisia, dove la situazione è ovviamente molto diversa dall'Iraq, ma in molte cose credo siano simili. Eravamo in luoghi di estrema povertà nei quali si schiude una grande generosità: chi non ha niente è pronto a darti qualsiasi cosa».



“Una storia sbagliata” è un film «d'amore e di politica» che traccia un parallelismo tra Gela e l'Iraq. In entrambi i posti la presenza del petrolio ha effetti nefasti...

«Il film parla anche di questo: non c'è bisogno di andare troppo lontano. Io sono di Palermo, e basta andare a Gela per vedere situazioni vicine a quelle che mostriamo dell'Iraq. La distanza dalle cose è anche mentale».



Prossimamente dove la vedremo?

«A breve dovrebbe uscire In un posto bellissimo, il secondo film di Giorgia Cecere, con cui ho fatto Il primo incarico. E ho finito da pochissimo di girare il nuovo film di Sergio Rubini».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 29 Maggio 2015, 11:22
© RIPRODUZIONE RISERVATA