Golden Globe, La La Land pigliatutto. Tv, dominio per 'The Crown'
di Michela Greco
Moonlight - che aveva aperto la Festa del Cinema di Roma - è il romanzo di formazione di un ragazzo nero che deve fare i conti con la propria omosessualità ed era solo uno dei titoli che, in questi Golden Globes, richiamavano il tema - eternamente attuale negli Usa - della rappresentanza e del ruolo dei neri nel mondo dello spettacolo (e non solo). Tra gli altri, per il grande o il piccolo schermo, si possono citare Fences, The People v. O. J. Simpson, Atlanta e Black-ish, che ha fatto meritare il riconoscimento come miglior attrice tv a Tracee Ellis Ross. Parlando di grandi prove attoriali, la francese Isabelle Huppert ha sbaragliato tutte (soprattutto la superfavorita Natalie Portman per Jackie) con la sua performance in Elle di Paul Verhoeven, che ha conquistato il premio come miglior film straniero, mentre sul fronte maschile il miglior attore protagonista di un film drammatico era quasi scontato, ovvero Casey Affleck per Manchester by the Sea.
Più sorprendenti il Golden Globe arrivato a Aaron Taylor Johnson, non protagonista di Animali notturni, e quello assegnato a Viola Davis per Fences (Barriere) di Denzel Washington.
Ma i premi della Stampa Estera di Hollywood, al contrario degli Oscar, riconoscono anche la qualità del lavoro televisivo. Quest'anno come migliore serie drammatica è stata incoronata The Crown, che racconta la vita di Elisabetta II (interpretata da Claire Foy, impalmata come miglior attrice) e più in generale della famiglia reale britannica, mentre nella categoria musical-comedy ha trionfato Atlanta, per cui ha ritirato un riconoscimento anche Donald Glover.
Ma è soprattutto lo spionistico The Night Manager ad aver messo in luce alcune performance attoriali: sono stati premiati infatti Tom Hiddleston, Olivia Colman e Hugh Laurie. Nell'accettare il premio, quest'ultimo si è lanciato in un brillante discorso in cui ha ironizzato sulla possibilità che questa potesse essere l'ultima edizione dei Golden Globes: «Non vorrei essere pessimista - ha detto - ma ci sono le tre parole Hollywood, stampa e straniera, alludendo all'allergia del neo presidente Donald Trump per questi termini in una serata dal profilo molto politico in cui Meryl Streep, ritirando il riconoscimento alla carriera, ha declamato uno speech memorabile.
Ultimo aggiornamento: Martedì 10 Gennaio 2017, 08:21
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