'Fai bei sogni', Bellocchio porta in sala l'opera di Gramellini con Mastandrea

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di Michela Greco
C’è un filo fragile ma resistente a legare le pagine del romanzo autobiografico di Massimo Gramellini Fai bei sogni, il film di Marco Bellocchio ad esso ispirato, gli sceneggiatori che lo hanno portato sullo schermo e gli attori che lo hanno incarnato: è l’elaborazione di un dolore indicibile, che ognuno ha interpretato a suo modo.

«Ho raccontato come si affronta un dolore tentando per tutta la vita di rimuoverlo, per poi attraversarlo e infine accettarlo», ha detto lo stesso Gramellini ieri, in occasione della presentazione del film che sarà in sala da giovedì dopo essere stato mostrato alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes. Marco Bellocchio ha trovato in quelle pagine molto personali qualcosa che lui stesso, dice, ha «vissuto da bambino. La mia infanzia è passata per vari funerali - ha aggiunto il regista de I pugni in tasca - Questa storia parte da un amore molto intenso, ma non patologico, tra madre e figlio: io questo amore non l’ho mai conosciuto ma, come un attore, mi sono immedesimato nel libro».

Il Premio Strega Edoardo Albinati, che ha sceneggiato Fai bei sogni insieme a Valia Santella e al regista, ha spiegato che «l’aspetto autobiografico del libro non ci ha frenato, ma al contrario ha acceso le nostre emozioni e ci ha permesso di pescare nella nostra storia», mentre Valerio Mastandrea, che ha raccolto la sfida di interpretare il protagonista, ha confessato: «Il nostro lavoro di attori ci mette in contatto con quello che siamo». In questo caso si trattava di esplorarsi attraverso le vicende di Massimo, che perde la mamma (Barbara Ronchi) in modo misterioso da bambino e cresce difendendo un grande vuoto, piuttosto che cercare di espugnarlo, e ribellandosi all’autorità paterna (Guido Caprino).

«Ogni libro ha due autori - ha commentato Gramellini - chi lo scrive e chi lo legge. Quando ho saputo che il regista del film sarebbe stato Bellocchio gli ho detto solo una cosa: cambia tutto, ma non lo spirito della mia storia. E infatti il Massimo del film non è quello del libro, quando l’ho visto ho dimenticato subito che parlava di me». Per Bellocchio - che a Cannes ha annunciato un film su Tommaso Buscetta - questo è l’ultimo capitolo di una “via delle madri”: «Nei miei film ce ne sono tante che ritornano, ci sono tanti omicidi e tanti suicidi... Le morti sono il nucleo principale delle nostre vite».
Ultimo aggiornamento: Martedì 8 Novembre 2016, 09:35
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