Pietro Castellitto: «Il mio Enea tra romanticismo e ferocia». Il film nelle sale dall'11 gennaio

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di Paolo Travisi

Alla sua opera seconda, Pietro Castellitto, affronta il mito di Enea, (solo nel nome) un giovane della Roma bene, ma "non perbene", usando le parole del papà dell'attore-regista, Sergio Castellitto, che ha scoperto solo dopo averlo girato, di aver raggiunto il suo centesimo film. "Enea", già presentato all'ultima Mostra del Cinema di Venezia (al cinema dall'11 gennaio in 250 copie) racconta di un giovane uomo, figlio di psicologo ancora Castellitto padre e giornalista tv, Chiara Noschese, alle prese con la vitalità della giovinezza, che sconfina nella criminalità, lo spaccio di cocaina, esperienza che condivide con il fraterno amico, Valentino, Giorgio Quarzo Guarascio, mentre si innamora della fascinosa Eva (Benedetta Porcaroli).

Protagonista del film è la borghesia romana, vissuta e conosciuta da Castellitto Jr, che alcuni mesi definì «Roma nord come il Vietnam», ovvero la culla di un certo malessere giovanile. «Il desiderio era di raccontare una storia simbolica nei confronti della vita, ma che non fosse retorica nei confronti della morte spiega il regista - Era importante mostrare come Enea fosse figlio di una borghesia perbene, cresciuto in un mondo dove sin da piccolo ti dicono dove sta il bene e il male, ma se dentro questa griglia le tue ambizioni non trovano sfogo, si è disposti a tutto pur di uscire.

Tutto questo è attraversato da un personaggio romantico, che ha una grande vitalità, ma si scontra con la ferocia della vita».

Nel film c'è un pezzo della famiglia Castellitto, anche l'altro figlio minore, Cesare e tanti parenti in una cena natalizia. «La cosa bella è che non ha fatto un'autobiografia caratteriale, ma interiore, psicanalitica, non è un gesto narcisistico, ma di generosità, per far diventare la sua famiglia, drammaturgia», racconta Castellitto senior, che a proposito del confronto tra generazioni precisa: «Gli adulti perbene del film hanno perso il legame con la contentezza, a fronte di questo c'è una generazione "permale", che però rivendica il desiderio di felicità. Credo che questo sia il segno più commovente, è un film profondamente morale, ma che non fa morali».

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Ultimo aggiornamento: Martedì 9 Gennaio 2024, 07:35
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